Sicurezza e decoro, la stazione Fs attende il “treno” giusto
Queste le preoccupazioni principali (treni a parte) fra i pendolari. Mentre sono in corso ristrutturazioni, i frequentatori della stazione chiedono una presenza di forze dell'ordine
La stazione di Busto Arsizio comincia ad "addormentarsi" verso le otto di sera. Quelli in arrivo fra un annuncio e l’altro sono gli ultimi treni dei pendolari. La giornata muore in un tiepido tramonto, in una luce aranciata e nello stridio degli uccelli. In apparenza tutto è piuttosto tranquillo, ma la percezione della sicurezza sembra non esserci, se dobbiamo giudicare da quanto ci scrivono di tanto in tanto nostri lettori, nell’attesa che si apra in stazione un ufficio della Polizia Ferroviaria. Busto è l’unico grande centro della provincia dotato di stazione – ne ha, anzi, tre: Fnm, Fs e la famosa stazione dimezzata "di Castellanza" – ma non di presidio. Chi va e viene, tendenzialmente, non apprezza chi è "sempre lì", fatta la debita eccezione per bigliettai e personale. E i lavori in corso nell’atrio appaiono una risposta "cosmetica" alla necessità di fare qualcosa per non lasciar scivolare nel degrado una struttura storica. La stazione è degli anni Venti, crearla fu una decisione provvida che spostò la ferrovia dal tracciato dell’attuale viale della Gloria fuori dall’abitato. Evitando alla città di ritrovarsi come oggi Legnano, tagliata in due e con la devastante "tegola" urbanistica e politica del terza binario Rho-Gallarate.
Un veloce giro di "ispezione" non rileva particolari magagne che già non fossero note, forse qualcosina meglio di due anni fa, ma potremmo eccedere in ottimismo. Una certa aria di trascuratezza, l’erba che è tornata a crescere fra i binari (è stagione, del resto), i sottopassi sempre imbrattati da adolescenti di età mentale inferiore ai cinque anni, il cui hobby preferito sembra quello di scrivere sui muri numeri di cellulare altrui associati alle più oscene profferte. Qualche elemento di novità apparso nei mesi e negli anni, solide panchine inchiavardate al cemento, macchinette automatiche per cibi e bevande, display che occhieggiano. A parte l’occasione classe di ritorno o gruppo di scout, la vivacità è al bando: e al rientro c’è la consueta massa di "soli tra la folla" che rientrano stanchi dopo una giornata di impegni.
Fuori dalla stazione la piazza Volontari della Libertà, recentemente riqualificata, è dominata dal monumento equestre ad un Enrico Dell’Acqua certo perplesso di fronte alle conseguenze della globalizzazione e del progresso di cui fu pioniere. Per uno come lui ci vorrebbe un porto, piuttosto che una stazione, ma a Busto il mare non c’è – almeno fino alla prossima campagna elettorale. Circolano facce straniere e nostrane, rassicuranti e meno. L’edicola è ormai chiusa: peccato, perchè l’edicolante ha sempre il suo da dire, ed è un punto di riferimento. A due persone di mezza età chiediamo della situazione sicurezza. «Ci sono due-tre persone che si fermano sempre a dormire, ma in genere non creano problemi. Poi due volte la settimana passa la Croce Rossa a dare una mano. Semmai sono gli ubriachi, soprattutto stranieri, che ciondolano intorno al bar: a volte danno in escandescenze e si picchiano, o molestano gli altri. Qualche giorno fa uno di loro se l’è presa con un pendolare che se ne stava lì tranquillo con il suo giornale aperto: pensava che quello lo stesse guardando male…» E le forze dell’ordine? «La polizia passa» ci rispondono, «anche quattro-cinque volte al giorno, ma quando succede qualcosa non c’è mai, arriva dopo». Anche sui lavori in corso, qualche mugugno: «Già che c’erano non potevano anche dare una pulita alle vetrate? Poi qui strutturalmente è un disastro, ci sono anche le infiltrazioni».
Mentre i binari si svuotano lentamente, il signor Amedeo Rudoni attende la figlia di ritorno da Milano. «Qualcosa si vede, ma c’è voluto il Gabibbo l’ultima volta per far tagliare l’erba intorno e fra i binari, via lui, sta già ricrescendo… Qualche problema lo crea anche il fatto che adesso per uscire e entrare si passa dalla sala d’attesa (molti passano diretti dal deposito bici ndr), perchè c’è chi si ferma a dormire». Non è un bello spettacolo, «ma d’inverno, quando è tutto chiuso, è peggio, perchè c’è chi dorme anche nell’atrio principale».
Che la bella stagione aiuti è un concetto che persuade anche Elena C. «Adesso che fa chiaro fino a tardi è ok, non ho problemi, ma d’inverno col buio ho paura, c’è gente davvero poco rassicurante e polizia non se ne vede. Ci vorrebbe più luce e delle telecamere, io nel sottopassaggio eviterei di infilarmi, potendo». Quanto infine al deposito bici, «mi piacerebbe usarlo, però si parla di furti e vandalismi». Che però, ad una prima occhiata, stavolta non sembrano aver infierito. E c’è chi la bici, nonostante tutto, la usa davvero.
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