Accertamenti Tarsu, in commissione bilancio le società incaricate dei controlli
Il PD mostra perplessità sul piano tecnico e condanna le scelte politiche: "È una vessazione nei confronti dei cittadini chiedere cinque anni di arretrati sulla base di un ricalcolo delle superfici"
La questione degli accertamenti Tarsu torna in commissione bilancio, dopo esservi stata già affrontata mesi fa. Martedì la commissione, riunita sotto la presidenza di Nicola Ruggiero (PD), presente l’assessore alla partita Giovanni Paolo Crespi, ha ascoltato due rappresentani di Andreani e Assoservizi, le società incaricate dal Comune, fra gli altri compiti, di procedere al recupero di somme evase, eluse o comunque dovute in arretrato sul tributo relativo ai rifiuti. Un compito che le società hanno portato avanti destando non poco sconcerto in molti residenti che si sono visti arrivare "cartelle" anche da varie centinaia di euro. Il recupero delle somme infatti risaliva fino a cinque anni addietro, pertanto anche discrepanze relativamente minori – la "tolleranza" era di cinque metri quadri – portavano a cifre non trascurabili. Con sessanta giorni per gli interessati per controbattere. Particolarmente il PD si è preso a cuore la vicenda ed ha fatto presente l’entità del problema anche in questa seduta di commissione.
I due rappresentanti delle società appaltatrici hanno esposto metodi e finalità del lavoro svolto, precisando che lo scopo non era di fare cassa per il Comune, quanto soprattutto di coordinare e uniformare le differenti banche dati disponibili. Il riferimento impiegato per il calcolo tramite software è stato quello delle mappe catastali – da notare che la superficie a fini catastali, cioè fiscali, solo in alcuni casi coincide effettivamente con la metratura calpestabile, che è invece quella considerata per un tributo come la Tarsu. A caccia di discrepanze, si sono identificati box, tettoie e quant’altro non risultava o non fosse ancora stato dichiarato. La difficoltà per il cittadino, spesso in buona fede, era quella di controdedurre alla richiesta di arretrati. Il personale per misurare fisicamente ogni abitazione o capannone del resto non c’è, anche se vi sono stati ispezioni e sopralluoghi, soprattutto in aziende; e a molti, di fronte alla prospettiva di affidarsi a professionisti, non resta che pagare. «Un’azione di questo tipo è dirompente in un momento di crisi come questo» faceva notare il capogruppo Mariani per il PD: «qui, per non saper nè leggere nè scrivere, si mandano cartelle di riscossione come se piovesse». «Questione politica» riconosceva il recente transfuga nel PdL Fontana: «qualche riflessione va fatta, sugli accertamenti c’è un gran caos, la gente si deve far controllare le cartelle dai geometri, che poi si trova a dover pagare».
In molti casi, riferiva il rappresentanti di Assoservizi, più che evasione o elusione si è riscontrata la non conoscenza dei meccanismi di applicazione della Tarsu.
«Dura lex, sed lex» commentava latinamente Riva per il PdL. «L’amministrazione deve essere giusta, o deve essere "buona"?» «Non abbiamo mai pensato a interventi arbitrari» la replica seccata di D’Adda per il PD. «La cosa da fare era applicare le verifiche all’ultimoo paio d’anni, non gli ultimi cinque. Una scelta politica sbagliata, ed è evidente che vi è una vessazione nei confronti del cittadino». Offesa dal tono della controreplica finale dell’assesore Crespi, D’Adda non è rimasta a sentirlo ribadire che il regolamento di applicazione della Tarsu è migliorabile, e che vi si potrà intervernire se il consiglio comunale lo vorrà.
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