Cento anni di nazionale: auguri azzurri!
Il 15 maggio 1910 a Milano l'Italia giocò la sua prima partita contro la Francia. Una storia fatta di grandi successi e cocenti delusioni
Un secolo di azzurro. La nazionale italiana di calcio il 15 maggio compie cento anni: la prima partita venne infatti disputata il 15 maggio 1910 a Milano, contro la Francia, davanti a quattro mila persone. I tempi sono cambiati, il gioco si è evoluto, le magliette da bianche sono diventate azzurre (con varie sfumature e fogge). L’idea di ripercorrere il primo secolo di nazionale viene da uno dei maestri del giornalismo sportivo italiano, Gianni Mura, che su Repubblica ha tracciato un ricordo e messo in fila i suoi 23 convocati per un campionato del mondo ideale, a pochi giorni dal torneo che si svolgerà in Sudafrica.
La storia della nazionale è fatta di momenti eroici e cadute fragorose, impreviste vittorie e sconfitte impronosticabili. Da sempre chi gioca contro l’Italia sa che deve affrontare una squadra dura, chiusa in difesa e abile nel contropiede, con giocatori di classe e allo stesso tempo potenti. I primi due successi mondiali sono datati 1934 e 1938: la nazionale era guidata da Vittorio Pozzo, alpino, patriota, volontario del calcio (non prese mai una lira dalla federazione), quasi venti anni sulla panchina della nazionale ricchi di successi, vinse anche un’olimpiade nel 1936. La sua squadra era fatta di uomini, oltre che di giocatori, Giuseppe Meazza su tutti, attaccante poderoso, con Piola formava una coppia super innescata da Ferrari, il cervello della squadra. La Seconda Guerra Mondiale interruppe tutto, poi venne la tragedia del Grande Torino nel 1948 e anni di vacche magre per gli azzurri, fatti di oriundi in gran quantità e pochi sorrisi: il punto più basso nel 1958, quando fallì la qualificazione al Mondiale di Svezia, con l’Italia eliminata dall’Irlanda del Nord. Nel 1960 il parziale riscatto con l’oro olimpico in casa, poi altra pagina disastrosa nel 1966 in Inghilterra, con la sconfitta contro la Corea del Nord, squadra infarcita di dentisti, postini, impiegati e calciatori a tempo perso. Nel 1968 parziale rivalsa con il titolo Europeo e nel 1970 l’epopea del Mondiale messicano: quell’Italia-Germania 4-3 in semifinale rimarrà per sempre nella storia del calcio e nella mente di tutti i tifosi, facendo scordare la finale persa per 4-1 contro il Brasile di Pelè. Dopo l’esperienza poco positiva del 1974 comincia l’era Bearzot, uomo simile a Pozzo, anche lui alpino, rude e di poche parole: ottima la prova nel Mondiale nel 1978 nell’Argentina del generali con tanto di vittoria contro i padroni di casa e quarto posto finale, preludio alla cavalcata trionfale del 1982. Un mondiale strano quello spagnolo, cominciato con numerosissimi dubbi sugli azzurri, circondati da diffidenza a critiche: la squadra si chiuse in un silenzio che rafforzò il gruppo fino alla vittoria finale ancora contro la Germania. Gli eroi sono Paolo Rossi, Dino Zoff, Marco Tardelli, Bruno Conti, Claudio Gentile, Antonio Cabrini, Gaetano Scirea. Male in Messico nel 1986, eliminati dalla Francia di Platini, poi nel mondiale di casa del 1990 la delusione atroce della semifinale persa ai rigori contro l’Argentina di Maradona: tutto era pronto per la grande festa, bloccata da un’uscita incerta di Zenga su Caniggia e dall’imprecisione degli azzurri dal dischetto. Proprio la maledizione dei rigori tornò a colpire nel 1994 in America, in finale contro il Brasile, e nel 1998, contro la Francia ai quarti di finale. Da dimenticare l’esperienza coreana del 2002: brutto gioco, Mondiale finito contro i padroni di casa in malo modo. Nel 2006 l’ultimo successo: stesso clima difficile del 1982, polemiche dopo calciopoli, giocatori simbolo nel mirino di stampa e critica. Il gruppo si è fortificato e ha saputo arrivare al successo, guidata dal ct Marcello Lippi, lo stesso che tenterà il magico bis in Sudafrica tra pochi giorni.
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