Il fantasma del deserto è arrivato a Volandia
Inaugurato sabato l'incredibile allestimento dedicato al "mistero del deserto": un bombardiere precipitato in Libia nel 1941 e ritrovato quasi vent'anni dopo
Un allestimento spettacolare per rendere omaggio alla storia dell’aviazione italiana: al Parco e Museo del Volo Volandia è stato inaugurato oggi il nuovo allestimento del SIAI Marchetti S.79 scomparso nel deserto libico settant’anni fa. All’inaugurazione dello spazio – drammatico ed emozionante nella ricostruzione della scena del tragico atterraggio d’emergenza – sono intervenuti Marco Reguzzoni, Presidente della Fondazione Museo dell’Aeronautica, Pier Francesco Guarguaglini, presidente del Gruppo Finmeccanica, l’onorevole Daniele Marantelli, Dario Galli, presidente della Provincia di Varese, Carmelo Cosentino, amministratore delegato di AleniaAermacchi, di Bruno Spagnolini, amministratore delegato di AgustaWestland e di tutti i sindaci dei comuni limitrofi all’area.
“Il mistero del deserto”, legato a questo velivolo, ha origine con il rinvenimento dei resti di un aviatore il 21 luglio 1960, vicino alla pista Gialo-Giarabub, seguito dal ritrovamento del relitto del trimotore dell’S.79, avvenuto il 5 ottobre 1960. Le ricerche hanno permesso di identificare l’S.79 MM.23881 della 278a Squadriglia Aerosiluranti, decollato alle 17.25 del 21 aprile 1941 da Bengasi per un’azione contro la flotta inglese ma mai rientrato alla base. Perduta la via del ritorno, per motivi a tutt’oggi sconosciuti, effettuò un atterraggio di emergenza a circa 500 km dalla base di partenza. Ma cosa ci faceva l’aereo ad oltre 300 km dalla costa in pieno deserto libico? Come aveva potuto volare oltre la sua autonomia? Errore del pilota o del navigatore ? Guasto agli apparati di navigazione? Ad oggi i quesiti riguardanti il velivolo rimangono irrisolti ma è stato accertato che la salma trovata a 90 km del relitto è dell’aviere Romanini, morto nel tentativo di dare l’allarme e di portare soccorsi. Nessuno dei sei uomini dell’equipaggio si salvò. Solo il fortuito ritrovamento nel deserto libico ha permesso di accertare la fine dello sfortunato equipaggio e di seppellire i resti con gli onori militari. TAG ARTICOLO
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