La Lega Nord vota a favore del tricolore
Dimissioni irrevocabili dell'assessore Barbara Mingardi che su Facebook aveva declassato la bandiera italiana a carta igienica. Il consiglio comunale all'unanimità, Carroccio compreso, vota una mozione che riconosce il valore del tricolore e i principi fondanti della costituzione italiana

Quando Enrico Bertè, con le medaglie appuntate al petto, entra nella sala consiliare di via De Mohr, si va subito a sedere tra Einaudi e De Gasperi. Per un ufficiale dell’esercito italiano che dopo l‘8 settembre 1943 ha rifiutato di combattere al fianco dei tedeschi e per questo motivo è stato deportato, il tricolore non è una cosa da poco. E lui è lì in prima fila, insieme ai giovani del Pd che indossano le magliette con i nomi dei padri della patria, a testimoniare quel valore e a ricordare alla giunta e al consiglio comunale, riunito in seduta straordinaria, che nessuno puo’ permettersi di sbeffeggiare il simbolo della patria, tantomeno un assessore, anche se leghista fino al midollo.
E così a Malnate, sotto gli occhi del reduce Berté e di molti altri cittadini, si è consumato l’ultimo atto dell’affaire Barbara Mingardi, l’assessora ai Servizi sociali che sul social network Facebook aveva declassato la bandiera italiana a rotolo di carta igienica con tanto di commento lassativo allegato. Un’uscita che alla fine è stata fatale all’assessore e che rischia di esserlo anche per il sindaco e la giunta perché ha creato una questione politica tutta interna alla maggioranza. Infatti, il Carroccio, che ha il peso maggiore nella coalizione, non ci sta a perdere un assessore, tra l’altro su una questione così simbolica come il tricolore. E per bocca del suo segretario provinciale, Stefano Candiani, qualche giorno fa ha fatto sapere che l’assessore non si doveva toccare. L’intervento del segretario del Carroccio, nonostante il sindaco Sandro Damiani abbia ribadito in apertura di consiglio comunale le dimissioni irrevocabili e irritrattabili della Mingardi, getta dunque un’ombra sulla “sovranità politica” del Primo cittadino.
A rimescolare le carte, però, ci hanno pensato i leghisti malnatesi che, dopo un’accesa discussione sul valore del tricolore, hanno votato, insieme a tutto il consiglio comunale, a favore di una mozione che riconosce il valore della bandiera italiana e i principi fondanti della costituzione. Una decisione sorprendente in linea con la dichiarazione del capogruppo del Carroccio Paolo Righi che, sollecitato dal consigliere Samuele Astuti (Pd), ha detto: «anche noi non condividiamo il disprezzo verso il simbolo manifestato dall’assessore Mingardi, ma in quelle parole non c’era odio. E’ stata una goliardata mal riuscita». Insomma, non è proprio vero che il tricolore non piace a tutti i leghisti.
La votazione all’unanimità della mozione a favore della bandiera italiana è comunque un risultato politico importante che tutti, dal Pd al Pdl, passando per le varie liste civiche e il Movimento libero, riconoscono. «Non c’è nessuna spaccatura nella maggioranza, noi continuiamo a lavorare – dice Damiani -. Adesso mi prenderò del tempo, mantengo la delega e poi si vedrà».
Cosa farà ora Candiani? Ingoierà il rospo tricolore come i suoi consiglieri comunali? oppure reagirà? L’assessore all’Urbanistica Fabio Gastaldello ha mantenuto per tutto il consiglio comunale, con disciplina di partito, un silenzio rigoroso, ignorando le dure incursioni di Eugenio Paganini (capogruppo del Pd) e le virate apparentemente dolci dell’ex sindaco Olinto Manini (Pd). «Mi sono rimesso alla volontà del mio segretario – commenta sul finale di serata l’assessore – nel partito c’è una gerarchia e questa va rispettata. Lui mi consegna il simbolo quando ci sono le elezioni e quindi è giusto che sia Candiani a tracciare la linea del partito a livello provinciale».
E così a Malnate, sotto gli occhi del reduce Berté e di molti altri cittadini, si è consumato l’ultimo atto dell’affaire Barbara Mingardi, l’assessora ai Servizi sociali che sul social network Facebook aveva declassato la bandiera italiana a rotolo di carta igienica con tanto di commento lassativo allegato. Un’uscita che alla fine è stata fatale all’assessore e che rischia di esserlo anche per il sindaco e la giunta perché ha creato una questione politica tutta interna alla maggioranza. Infatti, il Carroccio, che ha il peso maggiore nella coalizione, non ci sta a perdere un assessore, tra l’altro su una questione così simbolica come il tricolore. E per bocca del suo segretario provinciale, Stefano Candiani, qualche giorno fa ha fatto sapere che l’assessore non si doveva toccare. L’intervento del segretario del Carroccio, nonostante il sindaco Sandro Damiani abbia ribadito in apertura di consiglio comunale le dimissioni irrevocabili e irritrattabili della Mingardi, getta dunque un’ombra sulla “sovranità politica” del Primo cittadino.

La votazione all’unanimità della mozione a favore della bandiera italiana è comunque un risultato politico importante che tutti, dal Pd al Pdl, passando per le varie liste civiche e il Movimento libero, riconoscono. «Non c’è nessuna spaccatura nella maggioranza, noi continuiamo a lavorare – dice Damiani -. Adesso mi prenderò del tempo, mantengo la delega e poi si vedrà».
Cosa farà ora Candiani? Ingoierà il rospo tricolore come i suoi consiglieri comunali? oppure reagirà? L’assessore all’Urbanistica Fabio Gastaldello ha mantenuto per tutto il consiglio comunale, con disciplina di partito, un silenzio rigoroso, ignorando le dure incursioni di Eugenio Paganini (capogruppo del Pd) e le virate apparentemente dolci dell’ex sindaco Olinto Manini (Pd). «Mi sono rimesso alla volontà del mio segretario – commenta sul finale di serata l’assessore – nel partito c’è una gerarchia e questa va rispettata. Lui mi consegna il simbolo quando ci sono le elezioni e quindi è giusto che sia Candiani a tracciare la linea del partito a livello provinciale».
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