Cgil: “La manovra del governo è ingiusta e noi scioperiamo”
La Camera del Lavoro sta già lavorando a pieno ritmo per l’organizzazione dello sciopero del 25 giugno prossimo. Franco Stasi: «Tremonti scarica i sacrifici sui lavoratori pubblici, privati e sui pensionati»
La Cgil sta già lavorando a pieno ritmo per l’organizzazione dello sciopero del 25 giugno prossimo, per protestare contro la manovra economica del governo. «È un provvedimento iniquo e ingiusto – spiega il segretario generale Franco Stasi – che carica tutti i sacrifici sui lavoratori pubblici, privati e sui pensionati».
Il segretario della Camera del alvoro di via Nino Bixio elenca uno per uno i tagli praticati dalla "scure" finanziaria del ministro Giulio Tremonti: viene congelato per 4 anni il salario del pubblico impiego con decurtazioni pesanti per i lavoratori, si interviene sugli scatti d’anzianità dei lavoratori nel mondo della scuola, si tagliano con mano pesante i contributi agli enti locali, provocando di conseguenza una riduzione della fornitura dei servizi al cittadino, servizi pubblici dei quali beneficia principalmente la classe lavoratrice e il ceto medio. «È stato lo stesso governatore Formigoni a definire questa manovra incostituzionale» ha chiosato Stasi.
Inoltre, secondo la Cgil, la manovra che ha tagliato le pensioni, crea una condizione pericolosa per i lavoratori che si trovano in mobilità, a cui si aggiunge la previsione d’innalzamento dell’età pensionabile per le donne nel pubblico impiego. «È una manovra che non non va a colpire l’evasione fiscale – continua Stasi – che da sola basterebbe a risolvere i problemi, e nemmeno gli sprechi. Basti vedere la questione delle province, dovevano eliminarle tutte poi si sono accorti che molte sono governate dalla Lega e non si è più proceduto a razionalizzare il sistema. A questo si aggiunge la mancanza di unità sindacale, noi vorremo manifestare contro questi provvedimenti insieme agli altri sindacati come avviene nel resto d’europa, purtroppo in Italia ciò non avviene».
«È una manovra solo di tagli – dice Oriella Savoldi – non prevede alcun investimento per rilanciare l’iniziativa imprenditoriale e il mondo del lavoro. Altrove i governi hanno affrontato la crisi seriamente, in Italia la crisi è stata negata dal governo. Una menzogna che ha fatto un gran danno ai lavoratori e anche alle imprese. Il governo ha parlato della crisi come di una fase di passaggio creando così una situazione di attendismo e di isolamento, presentando la crisi come una sfortuna personale: questo ha contribuito ad isolare le sofferenza delle aziende, evitando che potessero parlare con una sola voce».
A proposito di unità del sindacato da via Nino Bixio esce una chiara preoccupazione circa l’accordo separato su Pomiglinao D’arco. « È molto ampio lo schieramento di chi si sta adoperando per intaccare i diritti dei lavoratori e smanellare lo statuto dei lavoratori – conclude Stasi -. Pomigliano è la prova che si tratta di un processo ampio e strutturato e dai risvolti difficili da percepire chiaramente. In questo caso con un referendum voluto dalla direzione dell’azienda viene imposta ai lavoratori una scelta molto grave: o accettate condizioni lavorative peggiori oppure la dismissione degli impianti e il licenziamento.
Il sindacato si trova in una posizione molto difficile, noi siamo disposti ad accettare manovre che riducano l’assenteismo ma non possiamo accettare le modifiche costituzionali sul diritto di sciopero paventate da Marchionne, ne il peggioramento della condizione lavorativa».
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