Sequestrata e palpeggiata, quattro anni all’aggressore
Questa la sentenza emessa oggi a carico di M.A., 45enne invalido civile. Attirata di notte una vicina con una scusa, l'aveva trascinata a forza in casa per abusarne
Quattro anni di carcere per M.A., il 45enne di Gallarate che l’inverno scorso si era reso responsabile di un singolare, ma non per questo meno grave, caso di aggressione a sfondo sessuale ai danni di una vicina di casa. Accolta dunque in pieno la richiesta dell’accusa, rappresentata dalla pm Valentina Margio, al termine del procedimento con il rito del giudizio immediato, mentre dalla difesa dell’imputato viene solo un secco "no comment". A rendere particolare la vicenda il fatto che l’uomo era un invalido civile, titolare di pensione a causa di alcuni problemi fisici, tanto da dover ricorrere sovente all’uso di una carrozzella.
La vicenda si era dipanata in pochi concitati minuti la notte del 1° febbraio scorso. La donna 41enne vittima delle sgradite attenzioni di M.A., già noto, come appurato in seguito dai carabinieri, per ripetuti apprezzamenti pesanti, avances e richieste sessuali alle coinquiline, si era accorta dopo le 5 del mattino che nell’appartamento in cui risiede con il convivente mancava la luce elettrica. Secondo la prima ricostruzione dei fatti, a toglierla sarebbe stato lo stesso M.A. Scesa a riattivare la luce dal contatore, la donna ha incontrato l’uomo, che viveva in un appartamento attiguo all’impianto. M.A. l’ha invitata nella propria abitazione chiedendole aiuto per un presunto allagamento: in realtà era una scusa. La donna se ne è accorta e ha rifiutato, ma a quel punto M.A. l’ha abbrancata e trascinata in casa sua, chiudendo a chiave la porta.
Le grida di aiuto della vittima hanno svegliato mezzo condominio e sono stati subito chiamati i carabinieri. Prima ancora che questi arrivassero, è entrato in azione il compagno della donna aggredita, che balzato dal letto al primo grido della partner, e in preda una comprensibile furia, cercava di trovare il modo di entrare in casa dell’aggressore. Nulla da fare con la porta blindata, ma le finestre del piano rialzato offrivano una possibilità: peccato che ad andare in frantumi, nella concitazione del momento, sotto i colpi di una pompa da bicicletta, strumento improvvisato, siano stati vetri dell’appartamento accanto a quello di M.A. A quel punto, con l’intero condominio in allarme per le grida e il trambusto, i carabinieri sono giunti sul posto e con un badile hanno rotto, stavolta, la finestra giusta. Inequivocabile la scena che si sono trovati davanti: M.A. era sul letto e palpeggiava la sua vittima, tentando di sfilarle i vestiti. L’intervento dei militari impediva il consumarsi dell’atto sessuale vero e proprio,ai carabinieri c’è comunque voluto del bello e del buono per staccare l’uomo dalla sua vittima, terrorizzata e impotente.
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