La Germania sfida la scaramanzia. E perde ancora
Canzoni e filmati che prevedevano la "Nationalmannschaft" vincente ai Mondiali hanno fallito di nuovo, come nel 2006. L'unico ad azzeccarci è stato ancora una volta il polpo Paul
E ora cosa faranno gli Sportfreunde Stiller? Saranno costretti a un’ulteriore variazione della loro hit, o si convinceranno che è meglio non sfidare la scaramanzia, al tempo dei mondiali? Spieghiamoci meglio: la Germania è fuori dalla competizione iridata, eliminata 1-0 da una Spagna capace di fermare i ragazzi terribili di Low e di andare a sfidare in finale l’Olanda di Sneijder e Robben. Per la seconda volta consecutiva dunque la nazionale tedesca si ferma in semifinale, costringendo il gruppo rock bavarese – gli Sportfreunde Stiller appunto – a gettare via i dischi del loro inno composto per i Mondiali disputati in casa. La canzone si intitolava "54, 74, 90, 2006", chiaro riferimento ai tre titoli vinti dai "bianchi" e a quello che naturalmente sarebbe dovuto essere il quarto. Dopo la sconfitta contro l’Italia nella semifinale 2006 titolo e testo furono subito cambiati e il pezzo divenne "54, 74, 90, 2010" e divenne popolare e cantatissimo. Ma, evidentemente, anche questa seconda versione non ha portato bene ai tedeschi, che a furia di farsi un baffo della scaramanzia sono finiti ancora male.
Certo, rimane la consolazione di non aver visto vincere le rivali storiche come Inghilterra, Francia e – ahinoi – Italia: alla mancata vittoria degli azzurri era abbinato un altro pezzo trash-rock uscito in occasione dei Mondiali dall’evocativo titolo "Nur Italien Nicht". «Tutti ma non l’Italia» hanno cantato i (tutto sommato divertenti) Die Vier Sterne che però a loro volta hanno fallito la profezia azzardata (in italiano) nell’ultima strofa della canzone che ha spopolato sul web: «Alemania per la gloria». Quest’ultimo video ha tra l’altro ricevuto una replica tricolore affidata a Dado, cantautore-comico di Zelig, ma il risultato non è stato particolarmente originale e brillante: diciamo un brutto pareggio tra due eliminate.
E la mancata scaramanzia ha tirato un brutto scherzo anche a quegli autori di un "corto" cinematografico – riproposto in una trasmissione Rai un paio di giorni fa – in cui un tedesco scende a Roma, chiede informazioni (suonando anche il campanello del papa bavarese) per sapere dove è custodita la Coppa del Mondo. Una volta trovata all’Altare della patria e buggerato il custode, sosia di Luca Toni, ecco il furto e la corsa a perdifiato con il trofeo sottobraccio fino alla Porta di Brandeburgo. Sogno spezzato dal gol di testa di Puyol.
Insomma, forse la prossima volta a Berlino e dintorni ci penseranno su prima di sfidare la sorte in modo così sfrontato; guardacaso le maestre in scaramanzia – Italia nel 2006 e Spagna oggi – hanno avuto la meglio sui teutonici. Come aveva pronosticato il polpo Paul dell’acquario di Oberhausen che non sbaglia mai un pronostico. A proposito: chissà come ha preso l’eliminazione tedesca il columnist della Bild, tale Achim Achilles, che quattro anni fa vomitò ogni genere di insulti sull’Italia e sugli azzurri prima di essere trafitto da Grosso e Del Piero. Pensare a lui, anche oggi, ci rende più sereni.
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