Comuni e Parco bloccano la cava della Rasa
La Regione aveva autorizzato a cavare 3 milioni di metri cubi. Varese, Brinzio e il Parco hanno ottenuto lo stop del procedimento. Almeno per ora
I Comuni di Varese e Brinzio e il Parco Campo dei Fiori hanno chiesto e ottenuto lo stop alla riapertura della cava della Rasa, approvato dalla Regione in contrasto con il piano cave trasmesso dalla Provincia. I tre enti hanno presentato ufficialmente una richiesta per bloccare il procedimento, che è stato bloccato martedì scorso dopo un incontro a Milano.
La cava della Rasa è stata chiusa nel 1993, i cavatori chiedono la riapertura come “cava di recupero”: per mettere
in sicurezza l’area la Regione ha previsto la possibilità di cavare 3 milioni di metri cubi (un caso simile è quello della cava Italinerti ai Trescali, al confine tra Varese e Cantello). La quantità è più alta rispetto a quella inizialmente prevista dal piano cave provinciale: «non dimentichiamo che ci sarebbero anche problemi di viabilità, con il passaggio di 32 camion al giorno per 16-18 anni» spiega il sindaco di Varese Attilio Fontana. «Camion che passerebbero o dal centro di Brinzio o da Varese, altra via non c’è», conferma Alessandro Uggieri, assessore all’ambiente del Comune di Brinzio, su cui ricade l’area di espansione della cava. «Da sempre – continua Fontana – abbiamo detto che il piano era poco accettabile, anche perchè intaccava il territorio del Parco del Campo dei Fiori e abbassava persino il profilo della montagna».

La Regione ha ripreso in mano il piano cave (che prevedeva però solo una “volume commerciabile indicativo”), modificandolo. Un’operazione non corretta, perché lo stesso piano cave indicava che l’autorizzazione a cavare doveva essere presentata “a Provincia e Consorzio del Parco per quanto di loro competenza”. Proprio il Parco Campo dei Fiori ha ottenuto la sospensione del procedimento, secondo l’articolo 25 del piano territoriale di coordinamento del parco, che è vincolante e prevede una specifica convenzione che coinvolga anche il Parco. «Inoltre mancava la Valutazione d’incidenza, che avrebbero dovuto chiedere dopo la modifica del piano» aggiunge l’assessore Luigi Federiconi. Il Comune di Brinzio comunque non è intenzionato a mettere a disposizione i terreni di sua proprietà ricadenti nell’ambito di cava. Ora i tre enti chiedono di passare alla «opzione zero»: «la cava – aggiunge Uggieri – si sta già rinaturalizzando da se, la vegetazione la sta riconquistando». Il problema è la sicurezza del ciglio di cava che sovrasta la strada. «Sia chiaro: faremo comunque quel che è necessario per la sicurezza. Ho l’umiltà di aspettare per sapere quale sia la scelta migliore da questo punto di vista» conclude Fontana.
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