Dopo il “gelo” la Regio Insubrica ci riprova
Nell'incontro di presidenza dell'organizzazione è emersa la volontà condivisa di continuare il lavoro e di superare le difficoltà e le incomprensioni degli ultimi mesi
La Regio Insubrica continuerà a esistere e a lavorare. È l’impegno condiviso che è emerso questa mattina al termine dell’incontro di presidenza dell’organizzazione che si occupa della cooperazione tra il Canton Ticino e le province italiane di confine. Un esito che restituisce dunque ossigeno e buone speranze dopo un periodo difficile segnato dai continui malumori tra i territori italiani e quelli elvetici. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato l’annuncio dell’Università della Svizzera Italiana di voler abbandonare l’organizzazione e non pagare la quota associativa relativa al 2010. Eppure oggi sembra che sia stato il giorno della svolta: sia il presidente della provincia di Varese, Dario Galli (a cui spetta la presidenza della Regio) che il consigliere di stato ticinese, Marco Borradori, hanno voluto ribadire la funzione strategica di questo organismo e la volontà di proseguire la sua missione. Negli ultimi mesi, ha dichiarato il presidente Galli ai microfoni della Rsi «c’è stato una sorta di gelo diplomatico tra la Confederazione Elvetica e lo stato italiano che, se anche a livello locale non ha avuto nessuna influenza perché i rapporti personali o fra le istituzioni di fatto non sono cambiati, a livello ufficiale e quindi anche della Regio ha portato sostanzialmente a un blocco di tutte le attività».
Le divergenze principali erano state scatenate dall’applicazione delle norme sullo scudo fiscale che per la piazza finanziaria ticinese hanno rappresentato un duro colpo. Ma non solo. Resta ancora aperta ad esempio la questione della nomina del segretario dell’istituzione, incarico che attualmente è rivestito da Roberto Forte ma che non tutti condividono. Da parte del Canton Ticino, in occasione dell’ultimo incontro istituzionale, era stata ribadita la volontà di "riflettere" sull’utilità dell’organizzazione. Il consigliere di stato Borradori aveva fissato per questo un termine massimo di sei mesi dallo scorso giugno al termine del quale si sarebbe deciso se continuare l’attività di cooperazione oppure interrompere il tutto.
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