Graglia: cambiano i mercati, anche il sistema-paese deve cambiare

Il punto sulla situazione produttiva nell’incontro della Giunta dell’Unione Industriali varesina dopo la pausa estiva

Un’occasione per fare il punto sull’andamento delle imprese dopo la pausa estiva. È stata la riunione della Giunta dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, alla quale partecipano rappresentanti di tutti i settori produttivi. I dati: diminuisce il ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria e alla cosiddetta cassa “in deroga”, quella prevista cioè per quei settori economici ai quali normalmente non spetterebbe poiché le rispettive imprese non sono tenute a versare all’Inps il contributo mensile con il quale viene alimentato il fondo. Aumenta invece la cassa integrazione straordinaria, ma solo per effetto dell’esaurirsi temporale dell’ordinaria. Un prolungamento, quindi, dell’ammortizzatore sociale previsto per i momenti di difficoltà transitori e non necessariamente, come si potrebbe pensare, il segno del passaggio da difficoltà aziendali transitorie a strutturali, quelle che spesso si concludono con la liquidazione dell’azienda.
Nessun allarme, dunque, nessuna ondata di chiusure alla ripresa dopo la pausa estiva, anche se la situazione produttiva resta debole, come dimostra il fatto che il ricorso agli ammortizzatori sociali nel loro complesso non tende ancora a ridursi, anzi: da gennaio ad agosto di quest’anno, le ore autorizzate di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) sono cresciute in provincia di Varese del 6 per cento.
«Con i ritmi di crescita del nostro Paese – osserva il Presidente dell’Unione Industrali Michele Graglia – siamo ben lontani dal riavvicinarci alle soglie produttive precedenti il settembre 2008, quando iniziò la crisi finanziaria mondiale che ha investito pesantemente le economie produttive». Le prospettive? «Non sono edificanti – prosegue Michele Graglia -. Non si fa in tempo a salire di un gradino, che subito le previsioni di crescita vengono riviste al ribasso. Nell’ultima stima inviata dal Ministero del Tesoro a Bruxelles, il Pil del 2010 potrebbe crescere dell’1,2% (contro l’1,1% della stima precedente), ma quello del 2011 viene ridimensionato dall’1,5% all’1,3%».
Non sono tuttavia questi leggeri scostamenti a preoccupare, anche se sul piano occupazionale un solo punto percentuale di Pil, in più o in meno, determina conseguenze significative. «Più di tutto – prosegue il Presidente dell’Unione Industriali – preoccupano, da un lato, il fatto di non vedere a breve una via di uscita da una situazione di così basso profilo che non può reggere nel medio periodo; dall’altro, la constatazione che l’Italia resta un Paese ancorato a vecchi schemi, di cui sono evidenti segnali i rituali della politica e le difficoltà di una parte del sindacato a modernizzare le relazioni industriali».
Il mondo cambia, i mercati mutano, noi rischiamo di rimanere fermi. È una situazione nella quale si teme che le multinazionali possano pensare di trasferire altrove le produzioni che hanno in Italia, mentre le piccole e medie imprese legate al territorio potrebbero alla lunga non farcela. Come uscirne? Anche le piccole e medie imprese devono cambiare i propri paradigmi. Per farcela – è stato il commento unanime della Giunta – occorre trovare forme di aggregazione tra le imprese sul piano della ricerca, dell’innovazione, dell’internazionalizzazione. Fare da sé diventa sempre più difficile per reggere la concorrenza dei colossi mondiali dell’industria, capaci di reggere da soli investimenti da capogiro pur di conquistare nuovi mercati.
Da qui, il forte interesse per la nuova normativa sulle “reti d’impresa” varata dal Parlamento, che ora deve peraltro essere completata con i provvedimenti di attuazione. Una nuova configurazione del diritto societario che favorisce aggregazioni di scopo tra le imprese senza pregiudicare gli assetti proprietari delle aziende che fanno parte della rete. Quelle aziende a conduzione familiare che, fin qui, hanno rappresentato il modello di sviluppo del capitalismo made in Italy. Un modello che deve evolvere, senza tradire le proprie origini.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Ottobre 2010
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