L’uomo ragno e la vecchia volpe. Ma non siamo allo zoo
Un bomber dal soprannome tratto dai fumetti e un cestista che perde il pelo ma non il vizio di fare canestro comandano un pagellone rovinato da una cartellino rosso
(d. f.) È sempre curioso leggere gli accostamenti tra gli sportivi e il mondo animale, di solito per esaltare le qualità positive degli atleti ma questo purtroppo non è sempre vero. Due esempi di questo tipo sono in cima al nostro pagellone nostrano: uno addirittura ha il soprannome di un supereroe, l’altro si è leccato i baffi per l’incursione nel pollaio… pardon palazzetto della squadra di Torino.
Pagellone numero 28 dell’11 ottobre 2010
Francesco Ripa 8 – Due doppiette e sette reti in sole sei partite, con la ciliegina – non indifferente per chi fa il mestiere di goleador – di aver ceduto un rigore a Sarno a risultato acquisito. Lo Spiderman della Pro Patria dimostra di voler impacchettare nelle sue ragnatele tutti i portieri dei difensori di Seconda Divisione, per immobilizzarli e scappare con la Pro verso la categoria superiore. E quando si muove, straRipa.
Paolo Conti 7 – Tra poco l’attesa per il basket di Serie A finirà, con l’inizio del campionato della Cimberio. Intanto le mosse della massima categoria ce le regala una vecchia volpe appena catapultata sul palcoscenico della B Dilettanti che ci ha messo due partite a prendere le misure e poi ha sfoderato tutta la sua classe. Con i suoi 22 punti, la Robur cementifica la propria posizione in vetta al torneo. Ma una domanda ci ronza comunque in testa da anni: perché diavolo, caro Paolino, quella volta te ne sei andato a giocare per Cantù?
Tiziano Zorzetto 6,5 – Un punto qui e tre lì, un derby vinto e un’altra buona prestazione: nelle ultime settimane il sottomarino Caronnese ha iniziato a risalire e si è fatta largo in classifica. Ora i rossoblu sono al quarto posto e vedono la cima del girone due punti più in alto grazie alla politica dei piccoli passi. Buone notizie, da associare a quelle provenienti da Gallarate (vittoria) e Solbiatese (pareggio che vale la boccata d’ossigeno).
Andrea Anastasi 5,5 – Dopo il quarto posto ai Mondiali di pallavolo qualcuno l’ha accusato di non aver voluto puntare su una nuova generazione che in realtà, a livello maschile, praticamente non esiste. La speranza è che il successo di pubblico rilanci l’immagine del volley e convinca i media a riportarla in primo piano. Quanto ai risultati il quarto posto, pur ottenuto anche grazie a un calendario compiacente nella prima fase, esprime il valore di questa squadra: non riluce d’oro come la generazione di fenomeni, non luccica come il gabbiano d’argento, non ha la consolazione del bronzo. È purtroppo una medaglia di legno.
Il logo della Pallacanestro Varese 5 – Il dibattito si è aperto sul forum più letto della palla a spicchi nostrana, VareseFansBasket, non appena la Pallacanestro ha presentato il nuovo stemma, erede dell’elefantino di casa Castiglioni. Uno scudetto rosso con scritta e stellina bianca e nulla più: si dirà che è minimalista, o semplice o vintage. Così, a occhio (e con un po’ di passione in materia), sarebbe meglio definirlo scarno, o desertificato. Attendiamo la maglia – altro nostro pallino – e incrociamo le dita. Ma per fortuna non è con quello che si vincono le partite.
Alessandro Carrozza 4 – Il voto è lo stesso dato a caldo domenica pomeriggio, dopo la partita in cui l’ala pugliese se n’è andata presto, prestissimo, come la domestica che non pulisce il water. In trasferta, con 65′ minuti da giocare, il Varese ha dovuto re-inventarsi da cima a fondo per colpa di una stupidata, di una parola di troppo, di uno sfogo che (per quanto possa capitare) è stato fatale. Peccato, perché la settimana si era aperta con il primo gol di Carrozza in Serie B, e che gol. Pace, l’anno scorso accadde la stessa cosa a Benevento: sappiamo come Alessandro abbia saputo riscattarsi.
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