Da Busto a Roma a raccontare la passione per la ricerca
Roberta Rigolio, ricercatrice del dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche dell’Università di Milano-Bicocca, è uno dei 200 giovani che hanno partecipato al “Festival dei giovani talenti” di Roma
Roberta Rigolio, ricercatrice del dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche dell’Università di Milano-Bicocca, è uno dei 200 giovani che hanno partecipato alla prima edizione “Festival dei giovani talenti”, che si è tenuto a Roma dal 17 al 21 novembre, dedicato ai ragazzi che hanno ottenuto importanti risultati in ambiti diversi, dalla ricerca scientifica all’arte, dal non profit allo sport. Tra gli obiettivi dell’evento quello di promuovere la costruzione di legami con il mondo del lavoro e dell’impresa e raccogliere e raccontare storie di ordinario talento, per testimoniare che è ancora possibile per i giovani realizzare le proprie aspirazioni in Italia.
La storia di Roberta Rigolio è una di queste: trentaquattrenne di Busto Arsizio, Roberta si laurea nel 2000 in biotecnologie e prosegue gli studi con il dottorato in neuroscienze presso la sede di Monza dell’Università di Milano-Bicocca. Nel corso dei suoi studi si dedica alla ricerca sulle neuropatie, che nel 2005 la porta in Svezia, dove inizia a occuparsi di sclerosi multipla. Tornata in Italia, una sua idea di ricerca sul decorso della malattia ottiene il sostegno economico della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, che finanzierà il progetto per un anno. Entusiasmo e determinazione sono i tratti principali di Roberta, uniti alla curiosità e alla capacità di ingegnarsi che le hanno permesso di portare avanti con successo i suoi progetti.
Ecco alcuni stralci dell’intervista che la giovane ricercatrice ha rilasciato per il Festival, la cui versione integrale sarà pubblicata sul prossimo numero di Bnews, la newsletter dell’Università di Milano-Bicocca in uscita il 29 novembre
Quali sono le capacità di cui hai avuto bisogno e chi te le ha insegnate o dove le hai imparate?
Se si intende la propensione a ricercare, a non smettere di fare domande, devo molto ai miei genitori e alla loro "educazione alla curiosità e all’ingegnarsi". a loro devo anche il fatto di aver potuto scegliere di continuare a studiare e soprattutto studiare quello che mi appassionava.
per quanto concerne invece la parte pratica, il "muoversi tra le provette e i protocolli",devo certamente ringraziare le persone con cui ho cominciato e continuo a lavorare all’Università di Milano-Bicocca e a tutti quelli con cui ho avuto il piacere e la fortuna di condividere la vita di laboratorio. ci sono puoi capacità che non sono solo del tuo lavoro e che acquisisci grazie all’amicizia o alle difficoltà personali che devi superare.
Credi che il tuo talento e la tua azione abbiano un impatto sugli altri, sulla società? E in che modo?
Io lo spero, la modalità con cui ciò che studio può influenzare la vita delle persone non è nel breve periodo, però mi piacerebbe contribuire a comprendere come funzionano le cose perché sapere è poter fare e nel mio caso poter intervenire sulla sclerosi multipla.
Cosa o chi ti ha influenzato o ti ha aiutato a far emergere il tuo talento e in che modo?
Aver scelto la strada della ricerca nasce originariamente dal voler comprendere le cause sull’Alzheimer, malattia di cui e’ morto mio nonno, per poter sostenere la terapia medica. I casi della vita mi hanno poi portato a lavorare su altro, sempre però nell’ambito delle neuroscienze.
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