“Il distretto del biotech è il futuro”

Alle Ville Ponti la terza edizione del Workshop del Cresit. Ricercatori, esperti e imprenditori hanno analizzato le possibilità di sviluppo delle imprese ad alto contenuto innovativo

cresit biotech assobiotech biotecnologie economia alberto onettiPerché un’impresa hi-tech dovrebbe investire in Italia e perché proprio nel Varesotto? È la domanda, non banale, che ha animato il dibattito del Workshop CrESIT-ASSOBIOTEC 2010, il forum dedicato alle biotecnologie che per la terza volta si è tenuto alle Ville Ponti di Varese. Un appuntamento diventato ormai tradizionale e che richiama nella Città Giardino studiosi, manager e istituzioni per discutere del rapporto tra progresso scientifico e mondo degli affari. Quali sono i modelli di business migliori per le imprese più innovative? Come si crea un’azienda da una buona idea? Dove si trovano i finanziamenti adatti? Questi i problemi affrontati, questioni di cui il centro di ricerca Cresit dell’Università dell’Insubria, guidato dal professor Albero Onetti, si occupa da tempo con attenzione. «Se analizziamo il Pil italiano possiamo vedere che solo il 2 per cento è prodotto dalle imprese più innovative – ha spiegato il docente – il 20 per cento circa dal manifatturiero (anche se in zone dell’Italia, come appunto Varese, questo dato è più elevato, ndr) e il 70 per cento dai servizi. Perché ci siamo interessati alle biotecnologie? Perché sono un settore in crescita, dove ci sono dei reali margini di sviluppo e dove esistono delle dinamiche per rendere attrattivo un investimento sul territorio».

Nell’asse del Ticino
(dalla Svizzera alla provincia di Milano passando dal Varesotto) esiste infatti una forte concentrazione di imprese, strutture ed enti di ricerca, che si occupa di biotecnologie. Si può parlare, come lo ha definito Onetti, di "cluster" o distretto anche se queste imprese non appartengono a un unico settore, almeno nel significato tradizionale: il mondo del biotech varia infatti dalla sanità all’agricoltura, dalla tecnologia all’ambiente quello che lo caratterizza è l’elevatissimo contenuto innovativo. Il modello di riferimento più volte citato è quello statunitense. Lo ha sintetitizzato, nel suo intervento lo "special guest" dell’incontro di oggi, David Audretsch dell’Indiana University, già Direttore del Max Planck Institute of Economics, uno dei massimo esperti al mondo sul tema delle politiche di trasferimento tecnologico. Il professore ha sottolineato come in passato, anche negli Stati Uniti, ci fosse una sorta di muro invisibile tra il mondo edella ricerca e dell’università e quello del business. Una situazione che nella realtà americana si è evoluta arrivando ad esempi di eccellenza come quello delle Silicon Valley ma che in Italia fa fatica a decollare. «Il nostro paese deve decidere se rimanere ancorato ai settori maturi o guardare al futuro – ha aggiunto Onetti – . Nel primo caso si dovrà fare i conti con la realtà: la concorrenza mondiale, la corsa alla delocalizzazione, la vecchiaia dell’economia». 



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Pubblicato il 22 Novembre 2010
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