Carcere di via per Cassano, il dolce e l’amaro di fine anno
Amministratori comunali in visita presso la struttura di detenzione. Il laboratorio dolciario è universalmente apprezzato; restano sovraffollamento e carenza di risorse, umane e finanziarie
Aprirà in febbraio o marzo lo spaccio che venderà i dolci prodotti dai detenuti del carcere di via per Cassano nel laboratorio di pasticceria interno. Non a caso si chiamerà Dolci Libertà. Il desiderio dei liberi, e quello dei carcerati sintentizzati in due parole due, e in prodotti apprezzati a distribuiti (anche via Web) a enti e negozi, nel periodo natalizio anche presso le "casette" di via Milano in centro città. La notizia è giunta ieri durante la visita condotta da un gruppo di amministratori di Busto Arsizio presso la casa circondariale. Accolti dal direttore Salvatore Nastasia, dalla responsabile dell’area trattamentale Rita Gaeta e dal personale di sorveglianza, erano presenti il presidente del consiglio comunale, l’europarlamentare Francesco Speroni (giunto "naturalmente" in bicicletta), l’assessore ai servizi sociali Mario Crespi e il collega di Giunta Alberto Armiraglio, i consiglieri comunali Mario Cislaghi (del gruppo misto) e Antonello Corrado ("La Sinistra che Fa il Proprio Dovere").
Nel colloquio con la direzione dell’istituto di pena sono emerse anche le nuove iniziative che si intende portare avanti a partire dal mese di febbraio: altri corsi professionalizzanti, dall’informatica all’idraulica e all’edilizia, la prosecuzione della collaborazione con le scuole superiori della zona, iniziativa coraggiosa e lodevole.
– Dopo il dolce, l’amaro
Se i dolci del laboratorio sono punto di forza e risultato visibile (e gradito al palato) di una gestione che si sforza di dare un senso e una prospettiva al periodo di detenzione di chi ha violato la legge a danno della comunità e del prossimo, il problema del carcere resta quello del sovraffollamento, per cui è tristemente noto a livello nazionale; tutta "colpa" di Malpensa che come un magnete attrae i corrieri della droga. I tre quarti dei detenuti, al momento 414 (su 180 posti teorici…), in calo da un "picco" di 450 un mese fa, quando i detenuti fecero addirittura ricorso a Strasburgo, sono stranieri. «Parliamo di 55 nazionalità diverse» riferisce ancora frastornato Mario Cislaghi. «I problemi sono questi, da un paio d’anni non cambiano. Molto bene il laboratorio dolciario, ci lavorano quasi in cinquanta, ma va detto che è un’iniziativa sostenuta da privati. Perchè qua, dal ministero soldi non ne arrivano» riferisce il consigliere. «E con un affollamento simile, il personale di polizia penitenziaria tende a calare!» Tanto che un sindacato di categoria, il Sinappe, aveva stilato un documento durissimo nel mese di novembre.
Il collega di consiglio Antonello Corrado non si preoccupa del fatto che solo pochi amministratori abbiano preso parte alla visita. Meglio, dice, una presenza convinta che una rituale. «Rispetto a qualche anno fa, quando facevo interrogazioni sulla situazione del carcere, ci sono rapporti molto diversi anche con il Comune, le mie segnalzioni di allora qualche effetto l’hanno avuto» osserva. «Poi, diciamolo, fra i detenuti che hanno una sentenza in giudicato (una minoranza ndr) qui tanti sono proprio di Busto. Da fare c’è ancora tanto. L’indulto del 2006 fu un errore, non c’era nulla di preparato per gestire e preparare l’uscita dalle celle di tanti e prevenirne il ritorno alla delinquenza. Ora c’è il decreto svuotacarceri del governo Berlusconi, e vedremo». Dietro l’angolo, c’è anche il lavoro silenzioso e discreto di associazioni come Volgiter, con Casa Onesimo. Corrado propone di far lavorare i semiliberi, che possono lavorare di giorni fuori dal carcere, per attività legate al Comune. E segnala che con l’aggravarsi della crisi, il 2010 ha registrato un triste fenomeno. «Dal centro psicosociale (Cps) dell’ospedale ci dicono non solo che i loro pazienti sono raddoppiati, ma sta emergendo una nuova tipologia di crimini: quella da disperazione. Parliamo di persone che avevano sempre rigato diritto ma si trovano non più in grado neanche di pagare delle bollette, e che improvvisamente danno di matto, o si danno al crimine». Anche questa è la realtà.
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