Restaurare nel centro storico, quanta fatica!

Completati i lavori sull'edificio che ospitò il convento benedettino, primo nucleo del paese. I proprietari, dopo le polemiche sul cantiere, raccontano il recupero

L’edificio più antico di Cavaria torna a splendere: si sono conclusi i lavori sull’esterno del "convento", la corte che corrisponde al monastero di monache benedettine insediatesi prima del XIII secolo, da cui poi è nato il paese. Il cantiere aveva creato qualche malumore, in particolare tra alcuni commercianti. Qui invece diamo spazio al racconto delle difficoltà vissute dai proprietari dell’edificio: mille problemi burocratici a fronte dell’impegno di restaurare – anzichè abbattere e ricostruire – nel centro storico, per preservare gli edifici originali e un pezzo di storia del paese.

Dopo un mese di lavori di ristrutturazione, la facciata del cortile di Cavaria, denominato "Il Convento", ha finalmente un volto nuovo.
Chi vi scrive è il proprietario dell’edificio di cui nell’ultimo mese si è tanto detto e scritto, a volte anche a sproposito. Dico che finalmente i lavori sono finiti sia per la soddisfazione nel vederne il risultato, sia per il sospiro di sollievo nel non dovere più sentire il continuo "brusio" di sottofondo che ha accompagnato i lavori.
Il cortile in cui abito è l’edifico più antico del paese, di cui si ha documentazione già a partire dall’anno mille. A causa dei troppi anni di mancati interventi sulla struttura esterna, ormai l’edifico si trovava in uno stato in cui era evidente la necessità di un intervento.
Il primo problema in cui sono incorso è stato il rapporto con l’Ente che gestisce la fornitura dell’energia elettrica. Volevo ristrutturare casa e ovviamente i cavi della corrente appesi con i chiodi alla mia facciata (e sui quali i piccioni alloggiavano abitualmente) dovevano essere rimossi. La risposta dell’Ente è stata chiara: o rimani senza corrente, oppure interri i cavi a tue spese. Abbiamo pagato in anticipo per interrare i cavi dopodichè l’Ente ha impiegato 3 mesi per eseguire i lavori, e intanto arrivava il 16 agosto.
Secondo problema. La strada provinciale si restringe proprio davanti a casa. Il ponteggio avrebbe occupato tutto il marciapiede ed era necessario lasciare lo spazio per i pedoni. La soluzione progettata dai tecnici della provincia è stata quella che conoscono tutti, ovvero il senso unico alternato. Anche in questo caso siccome sei tu che vuoi ristrutturare casa devi pagare tutte le spese di cambio della viabilità. Ma voi pensate che sia facile ed economico trovare una società che si occupi di questa tipologia di lavori per un privato? E intanto ho pagato e arrivavano i primi di novembre.
Dopo aver sostenuto tutte queste spese extra, aver ottenuto tutti i permessi perchè i lavori di preparazione sono stati eseguiti secondo quanto richiesto dagli enti competenti (non sono un tecnico Enel e neppure un tecnico della viabilità, ho fatto quanto richiesto) ho dovuto anche subire l’attacco di alcuni personaggi del Paese che non erano evidentemente d’accordo con il mio progetto di sistemare casa.
Ho sempre pensato che abitare in una paese piuttosto che in una grande città offrisse il vantaggio di migliori rapporti umani. Nelle grandi città non conosci neanche il vicino di pianerottolo, nei paesi ci si conosce tutti. Ebbene secondo voi qualcuno è venuto a chiedere come fosse realmente la situazione?

Adesso che i lavori sono finiti (il Natale dei commercianti è salvo), ho deciso di scrivere questa lettera per raccontare il mio punto di vista. Forse è meglio vivere in città e non conoscere il vicino di pianerottolo. Ma a me piace abitare in paese, amo la mia casa e fortunamente non tutti i Cavariesi sono uguali ….. però che fatica cercare di preservare le tradizioni!!!

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Dicembre 2010
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