Congiunturale: niente ottimismo senza lavoro
Pubblicata l’analisi del quarto trimestre 2010 di Confartigianato Varese. Luci ed ombre di una economia che riprende ma non dà occupazione. Colombo: "fondamentali azioni di rilancio"
L’analisi congiunturale relativa al 4° trimestre 2010 (ottobre-dicembre) dell’Associazione Artigiani della Provincia di Varese mostra i primi segnali di normalizzazione dell’economia provinciale: la produzione è aumentata rispetto al 3° trimestre del 2010 ( +3,66%) e nei confronti del 4° trimestre del 2009 (+3,89%). I migliori risultati, nelle aziende più strutturate: 10 – 49 addetti e 6-9 addetti. L’andamento produttivo è positivo però per i beni d’investimento e i beni intermedi. I beni finali sono in crescita solo rispetto al trimestre precedente (+3,06%). Aumenti produttivi sensibili per siderurgia, meccanica, pelli e plastica.
Il fatturato, rispetto al trimestre precedente, registra un +4,43%. La componente estera aumenta del 2,23% (la quota estera occupa il 9,10% del fatturato totale), mentre il fatturato interno, rispetto allo scorso anno, segna un +5,18% ma resta invariato nei confronti del 3° trimestre 2010.
Il tasso d’utilizzo degli impianti è aumentato rispetto alla precedente rilevazione e si attesta intorno al 69,13%. La percentuale più elevata si osserva nell’abbigliamento (76,91%), mentre quella più bassa negli alimentari (32,37%). Gli ordinativi acquisiti nel trimestre vedono una sensibile crescita su base annuale pari a +6,15%. Il mercato interno sembra riprendersi (+4,46%) e in tono minore anche l’estero (+1,26%). L’occupazione è ferma allo 0,23%.
Le CIG in deroga passano da 149 a 109, ma mostrano una situazione ancora negativa sul piano occupazionale. La meccanica è il settore con maggiori difficoltà. Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 60% delle imprese intervistate. Aumenta al 66% il numero di aziende che non tiene scorte. Per le scorte di materie prime: il 54% delle imprese ritiene adeguato il livello con un saldo pari a -9,24%; il 27 % delle aziende intervistate afferma invece di non tenere scorte.
I prezzi medi delle materie prime sono aumentati del 3,95%, mentre sembrano ancora stabili quelli dei prodotti finiti (0,85%). Sono saliti i prezzi delle materie prime di tutti i settori con una punta massima del 5,61% per il tessile. Per quanto riguarda i prodotti finiti si registrano aumenti proprio nel tessile (+1,73%).
Il credito agevolato
Il numero di richieste si attesta a 1.643 contro le 1.968 del 2009, mentre i volumi intermediati sono stati pari a 100 milioni nel 2010 rispetto a 110 milioni nel 2009. A fronte della diminuzione della domanda le erogazioni effettuate dagli istituti di credito si sono mantenute stabili rispetto al 2009 a 73 milioni di euro finanziati alle nostre imprese (nel terzo trimestre le erogazioni sono state pari a 65 milioni di euro). Le pratiche effettuate per la moratoria sui crediti ammontavano, al 30 giugno, a 377 per 20 milioni di euro. Minore la selettività da parte del sistema bancario: le pratiche respinte passano dal 15% (apice della crisi) all’attuale 8,9%. Le pratiche in attesa di erogazione sono 450 per un volume di 32 milioni di euro. Per la tipologia di credito richiesto: la quota di breve termine si attesta intorno al 65% rispetto al 35% a medio lungo termine.
«Occorre analizzare i dati congiunturali in un contesto dinamico – dichiara Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese – considerando quali erano i valori dell’economia prima della crisi di due anni fa e a quale velocità stiamo recuperando ciò che abbiamo da allora perduto. Di fronte ad un blocco della domanda interna, non si può chiedere agli imprenditori di essere fiduciosi nel domani. I prezzi elevati delle materie prime, e i livelli insufficienti delle scorte, sono elementi indicativi di quanto non si possa essere positivi nei confronti del mercato. E questo frena l’occupazione, perché si ha paura di investire e di scommettere sul futuro. I dati positivi, elaborati trimestre su trimestre, sono generati dal traino dell’export, non certo da mirate politiche industriali o da efficaci azioni per lo sviluppo d’impresa. Se pensiamo al lungo periodo, i dati ci dicono chiaramente che il gap tra i nostri giorni e gli anni pre-crisi esiste ed è ancora incolmabile. Lo sarà, probabilmente per un lungo periodo. E’ ormai fondamentale, e lo chiediamo insistentemente, che ognuno – governo, istituzioni e società civile – si adoperi velocemente a individuare quali azioni servono per poter rilanciare la domanda interna e preparare il terreno ad una crescita che possa essere veramente omogenea».
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