Rifiuti al cementificio, cittadini e amministratori si interrogano
Tanti i commenti dei lettori e le lettere arrivate, che leggono “paralleli” con l'analoga situazione di Ternate. E spunta una proposta: “Affidiamo ad un tecnico Le analisi dell'aria”
La questione dei rifiuti trattati come combustibile per il cementificio Colacem ha prodotto dibattito fra i residenti nella zona di Cittiglio, e non solo. In tanti si esprimono concordando con le richieste dei cittadini che vogliono raccogliere firme per chiedere al comune più trasparenza. Altri, nei commenti in calce all’articolo di Vaersenews, sono preoccupati per gli effetti che queste operazioni potrebbero produrre sulla salute dei cittadini, nonostante le rassicurazioni dell’azienda. Una situazione analoga, scrive un lettore in una lunga lettera arrivata alla redazione è quella avvenuta anni fa a Ternate, paese sull’asse viario della statale 629 a qualche chilometro da Cittiglio. “Dovremmo chiederci cosa sarà di questi complessi industriali quando le cave si esauriranno, ora che hanno potuto assaggiare il grosso business dei rifiuti”, afferma il lettore.
L’attenzione, da parte di tutti i commentatori rimane al centro della questione, vale a dire l’ambiente. Un contributo arriva dall’opposizione in consiglio comunale a Gemonio. Il portavoce del “Gruppo Gemonio 2010” Paolo Clarà infatti sostiene che «della questione si è parlato anche in campagna elettorale. Noi avevamo un punto specifico del programma proprio sul cementificio Colacem – spiega. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto la realizzazione di una “commissione ambiente” in comune che ponesse al centro del dibattito anche la questione legata a ciò che avviene nei forni del cementificio».
Clarà cita atti della Regione e delibere a sostegno della sua argomentazione. «Le amministrazioni erano a conoscenza eccome di questo cambiamento di combustibile (passaggio da olio esausto a Cdr, combustibile da rifiuti). «Prova ne è il decreto 12049 del 10 ottobre 2007 pubblicato nel Burl della Regione Lombardia n°51 – spiega. Con questo decreto la Regione ha rilasciato autorizzazione integrata ambientale che permette alla ditta di effettuare una modifica non sostanziale dell’impianto».
«Il problema – continua Clarà – sta nel fatto che riteniamo importante per la salute dei cittadini, conoscere ciò che esce con precisione dai camini della Colacem. E’ vero che le analisi avvengono tramite Arpa, ma è pur vero che forse varrebbe la pena verificare la presenza di agenti, come le nanoparticelle, che vengono prodotte a temperature elevate e rilevate solo da specifici controlli».
Quindi? Proposte? «Abbiamo chiesto alcuni preventivi a laboratori in grado di indagare su sostanze specifiche, con campionature periodiche sul territorio e addirittura sui camini. Una proposta portata in conferenza di servizi lo scorso agosto, presentata alla ditta Colacem (i tecnici dovrebbero entrare “fisicamente” nella proprietà dell’azienda ndr) e da questa gentilmente accettata». Quindi è possibile realizzare ulteriori analisi? «Si è possibile, ma c’è un piccolo problema – conclude Clarà – : costa 24.000 euro l’anno. Una cifra alta per un comune solo, ma abbordabile per i centri limitrofi se dividessero le spese e, magari, con un contributo da Colacem e dalle ditte che conferiscono ad essa cdr».
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