Busto celebra l’Italia “giovane”
La lunga serata al teatro Sociale ha mischiato prosa, poesia e canto per entrare insieme nel 17 marzo. Farioli bacchetta la Lega per la scelta di non partecipare alle manifestazioni
Le celebrazioni per i 150 anni dell’unità a Busto iniziano con la “notte tricolore” al Teatro Sociale di piazza Plebiscito. La lunga serata ha mischiato prosa, poesia e canto per entrare insieme nel 17 marzo. «La nostra Italia ha soli 150 anni – dice Delia Caielli- e per questo l’abbiamo voluta celebrare con i giovani». La serata è stata un continuo sfilare di giovani attori, cantanti e ballerini più o meno improvvisati. I primi a salire sul palco sono stati i bambini del corso “attori in erba” che hanno cantato l’inno di Mameli, coinvolgendo tutta la platea. Dopo di loro si sono succedute 8 diverse compagnie artistiche che hanno portato il loro contributo. E’ stata reinterpretata la “selezione” dei fautori della patria in stile grande fratello, sono stati ripetuti capolavori di Foscolo, Manzoni e Carducci, si è ballato sulle note di Verdi, si è cantato Mameli e molto altro. Spesso l’emozione ha tradito i giovani artisti, forse non abituati ad esibirsi in pubblico. E per celebrare l’anniversario a Busto sono arrivati anche personaggi di alto calibro come il tenore Gianni Callegari e la pianista Svetlana Sajad, il vignettista Tiziano Riverso e l’attore Elis Ferracini. La serata è stata poi chiusa dal coro Monterosa.
L’organizzatrice e presentatrice della serata, Delia Caielli, è intervenuta più volte nella messa in scena, spezzando il ritmo e dilatando enormemente i tempi, ora per “lezioni live” ad alcuni suoi attori in difficoltà ora per una diretta con Radio 2 (per la quale ha interrotto il coro Monterosa). La Caielli ha tenuto a precisare che solo il Sociale ha avuto «un programma così nutrito, quasi una stagione intera!». Purtroppo però, Busto non ha risposto in massa. I posti vuoti in sala erano molti e non è neanche stata aperta la galleria. Anche il posto riservato al sindaco, Gigi Farioli, è stato vuoto per molto tempo.
Il primo cittadino è infatti arrivato poco prima dell’intervallo. Il suo saluto, a campagna elettorale ormai avviata, è suonato a tratti come un comizio: «Desideravo portare il mio grazie -ha detto- a tutte le realtà che hanno dato vita a questa serata». Ma subito sono arrivate le frecciate verso gli ormai ex alleati leghisti rei di non essere entusiasti della celebrazione. Farioli, nel celebrare euforicamente l’importanza di questa festa, ha tenuto a sottolineare che il suo non è affatto un «discorso retorico, ma sentito di cuore». Il sindaco conclude il suo lungo intervento con una notizia accolta tra la diffidenza della platea e cioè proclamando «la nostra Busto capitale d’Italia» per via della sua coesione e delle sue capacità. Ma prima della fine della serata Farioli è arrivato ad eleggere Busto addirittura «capitale del mondo».
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