Recalcati: “Voglio la 18ma qualificazione ai playoff”

Il coach della Cimberio scherza con i giornalisti sulle attenzioni riservate a Peterson. Elogia la squadra e pensa a esorcizzare il numero 17. Peterson:«Noi siamo una banda bassotti che deve sputare sangue»

La vittoria in un derby crea un’euforia un po’ speciale anche in chi, come Charlie Recalcati, è solitamente misurato e mai sopra le righe. Ma questa volta il coach della Cimberio ha voglia di scherzare. «Ma come! Quando ha parlato Peterson- esordisce Recalcati – era pieno di giornalisti. Arrivo io e tutti se ne vanno. Passano gli anni ma io tengo duro. Quando ho iniziato c’era Peterson e tutti volevano lui e adesso è ritornato.  Però noi abbiamo vinto».
E’ stato solo un attimo, perché subito dopo il coach di Varese ritorna nel suo abituale e apprezzato stile british. «Siamo salvi, adesso anche l’aritmetica ci dà ragione – continua Recalcati-. Battere Milano mi dà grande soddisfazione soprattutto dopo una partita dura. Avevamo qualche problema fisico e sapevamo che giocavamo contro quintetti molto più fisici di noi, però sono stati loro a doversi preoccupare dei nostri piccoli. Abbiamo vinto la partita in quelle cose che ci vedevano inizialmente sconfitti: loro, infatti, che sono i migliori nel recuperare palloni e nei rimbalzi hanno fatto peggio di noi e questo ci ha permesso di rimanere in partita».
Negli ultimi due quarti Varese ha ribaltato una situazione non facile.«Nello spogliatoio – continua il coach della Cimberio – abbiamo guardato le statistiche: eravamo 5 punti sotto e loro avevano ottime  medie di tiro. Allora ci siamo detti che se Milano fosse stata così brava al tiro fino alla fine, gli avremmo stretto la mano, ma che forse per vincere era opportuno farli sbagliare. E così è stato».
Recalcati non fa classifiche tra i suoi giocatori, li cita tutti con grande gratitudine, sottolineando alcune particolarità. «Goss ha marcato Hawkins alla grande, oltre a quello che poi ha fatto in attacco. La prestazione di Galanda è stata notevole, ha meritato di stare in campo e con Talts ha fatto soffrire gli avversari. Mi è piaciuta anche la disponibilità di Ron Slay nell’accettare qualche minuto in più in panchina per poi rientrare nel finale con la testa giusta, da persona molto seria. Che dire di Kangur, le sue prestazioni non sono più una novità. E comunque tutta la squadra ha risposto perché c’è un momento della partita in cui devi imporre il quintetto agli avversari».
Recalcati parla di salvezza, ma non si tira indietro quando si accenna ai play-off: il coach della Cimberio vuole esorcizzare il numero 17, tante sono le qualificazioni ottenute nella sua lunga carriera. «Adesso abbiamo bisogno di vincere fuori casa per ottenere la 18ma qualificazione ai playoff, perché, prima di finire la mia carriera, vorrei togliermi di dosso questo numero 17».
Dan Peterson, coach dell’Armani Jeans Milano, è dispiaciuto. Gira e rigira il foglio delle statistiche alla ricerca di una risposta. «Eravamo a + 11 nel primo quarto, poi abbiamo fatto dei regali. Loro hanno recuperato17 palle e noi solo 15 e lo stesso hanno fatto nei rimbalzi in attacco. I nostri lunghi erano carichi di falli già nel secondo quarto e questo ci ha complicato la vita. Nell’intervallo loro avevano tentato 22 liberi e noi solo 6. E’ successo contro la Virtus, a Siena e qui a Varese. Non stiamo producendo attacco come dovremmo. Loro avevano una squadra più reattiva, complimenti a Varese perché ci hanno costretto a fare continui aggiustamenti e poi Kangur è stato straordinario con quel canestro in sospensione sulla sirena e il fallo subìto».
La crisi di Milano gira intorno a due nomi: Greer e Jaaber, ma Peterson ribadisce la fiducia nei loro confronti. «In passato ho allenato squadre senza un play carismatico – spiega il coach dell’Armani Jeans – e attualmente la nostra è una squadra più indirizzata alla difesa che all’attacco, anche se la mia filosofia è più votata all’attacco. Greer gioca spesso con infortuni, non è al 100 per cento, ma io ho piena fiducia in lui, così come in Jaaber. Farmi dire qualcosa contro di loro è impossibile, perché li stimo sia come atleti che come uomini, per me è un onore averli in squadra».
Per Milano è un momento negativo e adesso arriva Cantù. «Questa squadra è in difesa che deve sputar sangue, deve prendere rimbalzi e sacrificarsi. Noi non facciamo cento punti perché siamo una banda bassotti che però ha dentro qualcosa».
L’eroe della serata è kangur (foto sopra), elogiato da tutti per l’intensità di gioco in difesa e in attacco. «Siamo soddisfatti e dobbiamo cercare di raggiungere i playoff – dice l’ala estone – ne mancano ancora due da vincere. Questa partita è stata bellissima ma da martedì pensiamo a Biella. Noi abbiamo giocato con un grande cuore e il pubblico ci ha aiutato molto a ritornare a galla. In avanti siamo stati più aggressivi, abbiamo fatto canestri raccogliendo palle da terra. Io mi sento bene ma la buona condizione fisica non è solo mia ma di tutta la squadra».

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Pubblicato il 17 Aprile 2011
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