Pro Patria, un silenzio assordante
Ultime ore di trattative per salvare la società: si attende l’ok di Tesoro per procedere alla cessione della società. Ma il tempo stringe e il 30 giugno scadono i termini per l’iscrizione al campionato
Arriva l’ennesima fumata grigia nella trattativa per evitare la scomparsa della Pro Patria dal panorama calcistico: una storia infinita che però infinita non è, visto che a breve scadranno i termini per iscriversi al prossimo campionato e allora la situazione dovrà per forza di cose decidersi, in un senso o nell’altro. La buona notizia è che una trattativa c’è, e le due parti stanno cercando affannosamente l’accordo: entro giovedì (ma qualcuno apre uno spiraglio che arriva fino al giorno successivo) Savino Tesoro dovrà dare il suo responso definitivo. E se dovesse trattarsi di un “no” sarebbe difficile ipotizzare un ulteriore negoziato: l’iscrizione va effettuata entro giovedì 30 giugno, presentando come da regolamento una fidejussione di 300mila euro, mentre l’8 luglio la Covisoc si pronuncerà su eventuali irregolarità. Insomma, le ore scorrono inesorabili e non c’è più molto tempo per tergiversare: non a caso l’ex patron si è reso irreperibile e anche gli altri protagonisti della vicenda sono difficilmente raggiungibili.
Anche se nelle ultime ore si erano fatte strada ipotesi più fantasiose, come una cessione della società successiva all’iscrizione o addirittura l’intervento di un soggetto terzo come il presidente della Caronnese Augusto Reina, lo scenario più probabile per le prossime ore rimane sempre lo stesso: un accordo tra Tesoro e i compratori (l’Aperta Fiduciaria Srl, che attualmente detiene il 5 per cento delle quote societarie) che comprenda anche il saldo delle pendenze con i giocatori, seguito dalla cessione delle quote societarie attualmente in possesso di Massimo Pattoni – che a sua volta si nega a qualsiasi contatto esterno – ai nuovi proprietari. Lo snodo cruciale riguarda ancora una volta i giocatori: l’accordo per la decurtazione degli stipendi del 40% è stato trovato, ma l’ex patron ha posto nuove condizioni, rifiutando di versare subito la somma pattuita e proponendo una rateizzazione che gli atleti, com’era ovvio, non avrebbero mai potuto accettare.
La distanza tra le parti non è poi così incolmabile, ma gli spazi per dilazionare ancora la soluzione non ci sono: l’unica certezza è che entro la settimana bisognerà chiudere i conti, perché la burocrazia impone di regolarizzare nei pochi giorni restanti tutti i documenti da presentare il 30 giugno. I giocatori, ormai tutti partiti per le rispettive località di vacanza, aspettano una telefonata per poter finalmente ritirare quanto loro spetta e, magari, cominciare a pianificare la prossima stagione; molti di loro rimarrebbero volentieri a Busto, ma naturalmente solo con una società risanata, e l’attesa non può essere eterna. Per il momento, però, i telefoni tacciono e da Mapello, quartier generale dell’ex proprietario, non arrivano segnali di nessun tipo.
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