Carcere: la vergogna dei politici bosini

La responsabilità politica dell’inazione è trasversale e investe innanzitutto i parlamentari, tanto fannulloni che in quarant’anni non sono stati capaci di trovare una soluzione

 Lodevolmente impegnati  a disegnare la loro Varese del futuro in salotti e tavole rotonde  preelettorali, stuoli di cittadini  hanno trascurato un  problema da decenni sul tappeto: il nuovo carcere.
Forse nemmeno il recente forte richiamo del presidente Napolitano sulla situazione drammatica delle prigioni italiane ha scosso un pochino la nostra comunità, incredibilmente sorda e grigia davanti a una questione che ha anche importanti risvolti sociali.  Abbiamo una insensibilità  formidabile se persino i cattolici non si sono sprecati a ipotizzare il trasferimento della casa circondariale dove vivono in condizioni inaccettabili  detenuti  e agenti di custodia.

La responsabilità politica dell’inazione è trasversale e investe innanzitutto i parlamentari, loro sì fannulloni se in quarant’anni non sono stati capaci di schiodare da via Morandi una struttura inadeguata, autentica vergogna per una città che  invece per altre situazioni può avere la coscienza tranquilla.
Il sindaco leghista Fumagalli per la verità si era impegnato a fondo tanto che Roma si era detta pronta a finanziare il progetto  che aveva però un piccolo difetto: prevedeva una devastante aggressione a una zona verde ai confini con Schianno.
Il lungo sonno sul carcere ha avuto come protagonisti anche  uomini e strutture dei partiti a livello locale, con una sola eccezione: Angelo Zappoli di Rifondazione e poi Sel infatti non ha mai smesso di ricordare la  portata del problema e ha pure preparato un progetto di massima. Ma  siamo italiani e, se ricordo bene, un benpensante della sinistra, temendo che l’area dei Miogni  potesse essere oggetto di speculazioni da parte delle brigate del cemento, molto attive a Varese,  un giorno ebbe una sortita esiziale: il carcere  andava bene così come e dove era!!
Al sindaco Fontana, che è in bolletta dura, ma che è pur  sempre un avvocato, quindi attento al pianeta giustizia, oggi possiamo chiedere di preparare  almeno il progetto dei Miogni bis accompagnato dall’indicazione, vincolante, dell’area. Ovviamente per i tempi d’attesa meglio viaggiare sui decenni, ma dare una speranza  alle nuove generazioni bosine è pur sempre cosa positiva.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Luglio 2011
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