Catic, le motivazioni della sentenza: “Ucciso senza un perchè”
Il gup Giuseppe Fazio ha depositato 100 pagine che spiegano la malattia mentale dell'imputato Merani e il concorso materiale del complice Bacchetta
Adesso c’è anche una sentenza che mette, nero su bianco, quanto si era intuito durante le indagini e il processo sul delitto del 17enne Dean Catic, e cioè che il povero ragazzo di origine croata è stato ammazzato per nulla. Lo dice il giudice Giuseppe Fazio, che nelle 100 pagine della motivazione della sentenza (20 anni e 2 mesi per entrambi gli imputati, Jacopo Merani e Andrea Bacchetta), osserva come, dagli atti, non sia possibile evidenziare un movente vero e proprio, per il terribile omicidio del 24 aprile 2009. I fatti sono noti. I due ragazzi attirarono in auto Dean Catic; il giovane fu picchiato e accoltellato, poi trasportato a casa di Merani, in via Duni, dove vene ucciso e seppellito nell’orto.
Un delitto assurdo. E il giudice entra nello specifico, spiegando che non vi è evidenza di una premeditazione, e che nemmeno la testimonianza di un amico dei ragazzi a cui fu riferito che c’era il proposito di uccidere, basta a confermare che vi fosse una determinazione reale a compiere il delitto.
Ma il punto centrale del processo è la perizia del consulente del giudice, il dottor Pennisi, che ha stabilito per Jacopo Merani una parziale infermità e dunque gli ha garantito uno sconto significativo (avrebbe preso 30 anni di carcere). Secondo le motivazioni, Jacopo Merani, è un ragazzo che ha patologici sentimenti di rancore e che ha evidenziato un bisogno di affermazione con modalità primitive. Non è del tutto incapace di intendere e di volere, perché durante il delitto ebbe anche un momento di lucidità, proponendo di portare Dean all’ospedale, e inoltre ricorda che cosa sia accaduto, avendo fornito gli inquirenti, da un certo punto in poi, versioni coerenti sulla vicenda. Tuttavia ha bisogno di cure. In termini medici, Merani è vittima di una «destrutturazione emotiva, cognitiva e comportamentale», in altri termini uccide perché agiscono in lui un mix creato «dalla patologia di base e dall’uso smodato di stupefacenti».
La dinamica dell’omicidio inoltre inizia dopo un insulto che risveglia gravi problematiche famigliari mai risolte anche se non si può sostenere che sia l’epiteto il movente del delitto.
Il complice, Andrea Bacchetta, è colpevole di concorso materiale in omicidio. Secondo il giudice vi sono alcuni elementi che ne provano il coinvolgimento: partecipò secondo il giudice all’aggressione alle Bustecche. Lo si evince dalla testimonianza di una donna che dal suo giardino si accorse di una rissa tra almeno 3 persone, e dal berrettino di Bacchetta, ritrovato sporco di sangue.
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