“Povera Italia” lo dice tutta l’economia
Un appello congiunto tra rappresentanti delle aziende e dei lavoratori guarda "con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari" e chiede "discontinuità"
Non era mai successo che sindacati e associazioni di categoria, agricoltori e banche, cooperative e rappresentanti della grande industria emettessero un comunicato congiunto per esprimere i propri sentimenti nei confronti di una situazione diventata di giorno in giorno più critica.
E’ quello invece che è successo ieri sera, 27 luglio 2011: Abi, l’associazione bancaria italiana, Alleanza Cooperatve Italiane (che raccoglie Confcooperative, Lega Cooperative, Agci), le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Ugl (Uil no, che si è dissociata), tutte le associazioni di agricoltori: Coldiretti, Confagricoltura e Cia, le associazioni di imprenditori Confapi, Confindustria e Rete Imprese Italia (Che rappresenta unitariamente a livello nazionale Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani e Confesercenti) hanno siglato tutti insieme un appello alla nazione per stigmatizzare l’attuale situazione economica e finanziaria dell’Italia.
«Guardiamo con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari. Il mercato non sembra riconoscere la solidità dei fondamentali dell’Italia». L’appello comincia così, sotto "l’effetto" Grecia che potrebbe ricadere sull’Italia. Tant’è vero che prosegue dicendo: «Siamo consapevoli che la fase che stiamo attraversando dipende solo in parte dalle condizioni di fondo dell’economia italiana ed è connessa a un problema europeo di fragilità dei paesi periferici. A ciò si aggiungono i problemi di bilancio degli Stati Uniti. Ma queste incertezze dei mercati si traducono per l’Italia nel deciso ampliamento degli spread sui titoli sovrani e nella penalizzazione dei valori di borsa. Ciò comporta un elevato onere di finanziamento del debito pubblico ed un aumento del costo del denaro per famiglie ed imprese». Il che, in soldoni, significa che tutta questa campagna che delegittima finanziariamente l’Italia nei altri paesi rischia di costare troppo caro alle obbligazioni italiane, che dovranno ripagare interessi cari a chi ha creduto in loro, investendo. Costi che in questo momento la nostra nazione fatica a sostenere.
«Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori». Insomma: bisogna smettere di alimentare quella fama di “balabiott” inaffidabili finanziariamente che stanno cucendo addosso alla nostra nazione.
«A tal fine si rende necessario un Patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali» dicono in coro rappresentanti degli imprenditori e dei lavoratori. E, in particolare «Serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione».
Ed è in particolare il significato di “assunzione di responsabilità da parte di tutti” e di “discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita” quello che scatena le più feroci dietrologie.
La traduzione del linguaggio sfumato dell’appello potrebbe essere – nelle sue estreme conseguenze – anche la richiesta di dimissioni del governo attuale e della sua sostituzione con un governo tecnico o di unità nazionale: ma tale traduzione è affidata, ovviamente, al dibattito politico susseguente a questo appello.
Che di sicuro però ha messo insieme, per una volta, tutte le forze economiche del paese: anche quelle che quotidianamente si scontrano tra loro, per sottolineare l’eccezionalità e la gravità del momento.
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