Ospedale, il comune “sogna” una scala mobile da viale Borri
L'ipotesi è nel piano urbanistico che arriverà in giunta martedì prossimo: Palazzo Estense chiede all'azienda di lasciare uno spazio libero per un "tapis roulant"
E’ un’ipotesi ma finirà nero su bianco in un documento ufficiale, dunque vale la pena parlarne, perché il tema dell’accessibilità dell’ospedale di Varese, oltre a essere importante, ha spesso suscitato problemi (vedi il bus per arrivare a via Guicciardini). La settimana prossima, la giunta comunale affronterà
l’adozione di un piano attuativo in variante del prg sul comparto dell’ospedale (sono passati 10 anni dalla prima adozione e per legge è necessario un rinnovo). L’assessorato all’urbanistica e l’azienda ospedaliera stanno dialogando da tempo sulle modifiche da effettuare per il futuro dello sviluppo edilizio del nosocomio. In questo momento, ad esempio, l’ospedale ha troppe volumetrie, ma il comune si sente garantito dal fatto che le demolizioni previste sono ancora in corso.
Più che i numeri, sono le curiosità a destare interesse. Il comune chiederà all’ospedale un paio di modifiche che i cittadini noteranno. In primo luogo è previsto un grande cambiamento estetico sul viale Borri (nella foto): «L’idea – spiega l’assessore all’urbanistica Fabio Binelli – sarebbe quella di creare una sorta di ingresso a giardino al posto della vecchia entrata, con un cancello e del verde che possa in qualche modo migliorare l’estetica del luogo. Stiamo attendendo un parere della soprintendenza in merito all’abbattimento del fabbricato che insiste sulla strada».
Ma il clou è un altro: «Abbiamo chiesto all’ospedale – conferma Binelli (nella foto) – di prevedere, in ipotesi, la realizzazione di una scala mobile in salita, sulla scorta di quelle presenti nei centri storici di molte città italiane, che trasporti gli utenti dall’ingresso in viale Borri fino al monoblocco. Questo non significa che l’ospedale debba obbligatoriamente realizzarla – aggiunge l’assessore – ma al contrario, che non debba sviluppare progetti all’interno del sedime che ne impediscano in futuro una eventuale realizzazione, qualora sia possibile costruirla. E’ una sorta di previsione per il futuro che vorremmo inserire come possibile scelta logistica. Il problema dei fondi è un altro paio di maniche, tuttavia a nostro parere potrebbero essere reperiti – conclude Binelli – attraverso una qualche forma di programma urbanistico in cui a un privato, in cambio di una concessione, si chiude un’opera pubblica». TAG ARTICOLO
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