Maroni e i retroscena: “Divisi mai. Lady Bossi? Una gran donna”
Una mattina in sezione per capire cosa stia succedendo nella Lega. Dichiarazioni ufficiali a parte, il quadro della situazione forse ha stupito lo stesso ministro
Il ministro dell’interno militante semplice per un giorno. Venerdì era nella sezione cittadina della Lega. Ha votato e partecipato al congresso in serata ma già in mattinata era andato in sezione per farsi raccontare dai militanti la situazione nel partito, dopo i veleni del caso "Velina verde". Alcuni iscritti gli hanno mostrato inoltre gli articoli usciti la settimana scorsa sulla rivalità in città. Il ministro si è arrabbiato leggendo le notizie sulle divisioni anche all’interno della sua stessa base varesina.
Sembra però che diversi leghisti gli abbiano raccontato come quegli articoli rifletteressero, in realtà, la situazione che si era venuta a creare nelle scorse settimane. E che, non a caso, nonostante a Varese non vi fosse una divisione tra maroniani e bossiani, si fosse arrivati a una spaccatura sulla nomina del segretario cittadino. Con una componente che voleva Marco Pinti e un’altra che prediligeva un nome più sganciato dalla segreteria provinciale, ovvero Gianluigi Lazzarini.
«Non esistono queste componenti, sono tutte invenzioni» ha ripetuto anche ieri notte dopo la votazione il ministro dell’interno. Nella Lega le correnti sono vietate ed è persino scontato che i dirigenti si attestino con fermezza sulla linea dell’unità. Ma dopo il voto in tanti hanno ribadito ai cronisti, ovviamente senza esporsi direttamente, che la divisione era proprio quella.
Il segretario provinciale Stefano Candiani ha spiegato così come si è arrivati alla conta: «E’ vero che avremmo preferito Pinti come segretario unitario – racconta – ma la lotta tra fazioni è fatta con più pane e salame di come la dipingiate voi. C’è una parte della sezione, guidata da alcuni vecchi militanti, a cui stanno sulle balle il sottoscritto segretario provinciale e il commissario che avevo nominato ovvero Emanuele Monti. Ma con questo voto, mi pare che siamo tornati tutti più tranquilli. Hanno scelto una persona giovane e in gamba e hanno capito che il mio non è stato un commissariamento punitivo bensì solo una transizione; insomma, adesso si riparte».
Il ministro Maroni inoltre si è soffermato, dopo il voto, sulle vicende nazionali degli ultimi giorni: «L’attacco contro Manuela Marrone è stato molto grave – ha riferito – l’ho detto subito a Berlusconi, non si può mettere in discussione una donna che, quando io e Bossi facevamo la colla per i manifesti, stava fino alla una di notte ad aiutarci, e poi si alzava al’alba, la mattina, per andare a scuola».
E a Venezia, ministro, che cosa succederà? «Non lo so, cosa deve succedere? Ci sarà la festa dei popoli padani». E la lotta tra le correnti? «Sono tutte invezioni per dividere, la Lega dà grande prova di passione e forza in occasioni come queste».
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