“I vampiri sono tra noi”

Insospettabili travestiti da benefattori, con camice bianco e dal credito pronto: ecco il ritratto del mafioso in nord Italia, emerso nell’ambito di un convegno organizzato da Confesercenti sul tema dell’illegalità

Stretto tra la crisi e un sistema bancario che rende sempre più difficile l’accesso al credito, il piccolo e medio imprenditore è la vittima quasi predestinata di chi agisce nell’illegalità e ha come obiettivo il riciclaggio di denaro sporco. Ecco perché il mafioso di Lombardia può facilmente apparire come un benefattore, pronto a venire in aiuto dell’imprenditore subito e con facilità, senza le lungaggini burocratiche delle istituzioni. Ma è una trappola, quella dell’usura.
 
La figura del "mafioso lombardo" è emersa nell’ambito del convegno “Le mafie a Varese e nel nord. Aspetti sociali ed economici” organizzato sabato 1° ottobre nell’aula Magna dell’Università dell’Insubria in via Dunant 3 dal Coordinamento Giovani imprenditori di Confesercenti in collaborazione con il CreaRes-Centro di Ricerca su Etica degli Affari e Responsabilità Sociale di Impresa dell’Università dell’Insubria. 
 
Un convegno dal parterre variegato ed autorevole che ha avuto come ospite d’eccezione Don Aniello Manganiello, per lungo tempo parroco di Scampia, e che ha messo in luce, sotto diversi punti di vista, il tema delle mafie.

Ad aprire i lavori Gianni Lucchina, direttore di Confesercenti, che ha sottolineato come «Oggi le mafie portano il camice bianco e spesso, così impegnati come siamo a lavorare, non ci accorgiamo di chi abbiamo a fianco». Anche per Cesare Lorenzini, presidente di Confesercenti: «La mafia fa paura, ma purtroppo ci si convive. E in questi momenti così difficili per le imprese e per il territorio, momenti come questi sono importanti per condividere strumenti con cui agire».

La conoscenza del fenomeno è importante anche per il sindaco di Varese Attilio Fontana: «Le mafie rischiano di diffondersi ulteriormente, soprattutto ed anche in questo momento di crisi. Durante gli anni passati il devastante istituto del soggiorno obbligato fece conoscere ai mafiosi il nostro territorio e le possibilità di infiltrarsi. Negli anni ’90 il processo Isola Felice fu un pugno nello stomaco per Varese: per la prima volta vennero allo scoperto nel nostro territorio, perché arrestati e condannati, esponenti di estremo rilievo delle più potenti famiglie della ‘ndrangheta calabrese. Oggi purtroppo l’infiltrazione non è più occasionale, ma strutturale e convegni come questo contribuiscono a portarla a conoscenza. E conoscere vuole dire poter reagire».

Anche per Paolo Fantinato, presidente dei Giovani imprenditori di Confesercenti Varese: «Il primo passo per sconfiggere la mafia è parlarne. Non possiamo far finta di nulla: è notizia di poco tempo fa che anche a Varese ci sono attività produttive, avamposti della camorra. Ma anche le forme di complicità sono diffuse: la società deve dare una risposta corale a questi fenomeni. Dobbiamo passare dalla logica dell’io a quella del noi: il grido che lanciamo alla politica e alle istituzioni è “Non lasciateci soli”. Tanti lavoratori oggi sono vittime dell’usura perché il sistema delle banche non funziona più. E il difficile accesso al credito apre spazio a quella zona grigia abitata da vampiri travestiti da benefattori».

A delineare gli effetti discorsivi della mafie sull’economia di mercato Rossella Locatelli, responsabile CreaRes: «L’infiltrazione mafiosa nell’economia è una realtà. Non utilizza più la lupara, ma usa strumenti sofisticati e si muove all’interno delle regole, in parallelo rispetto alla legalità. Il riciclaggio di denaro sporco è uno degli strumenti più potenti a disposizione. E gli effetti sono potentemente distorsivi dell’economia di mercato».

 
Ad illustrare come si muovono le mafie del nostro territorio Maurizio Grigo, procuratore della Repubblica di Varese, già membro della commissione appalti dell’Expo, di recente nominato dal sindaco di Milano nella commissione dei 5 esperti sulla mafia. Grigo vanta un lungo excursus giudiziario in materia, a partire dagli anni ‘90 quando fu giudice per le indagini preliminari al processo Isola Felice, e poi anche come consulente di due commissioni parlamentari: «Il nostro territorio è storicamente spaccato in due: nel basso varesotto assistiamo alla presenza della realtà criminale siciliana, nell’alto varesotto, per tradizione, opera in modo silente e sotterraneo, ma molto articolato ed efficace, la ‘ndrangheta. Essa ha la connotazione specifica di venire a patti con le altre forme criminali ed esce allo scoperto solo in caso di regolamenti di conti. Si occupa di spaccio di stupefacenti, usura ed estorsione». Impressionante il volume d’affari: «Nel 2009 risultava che nel milanese il giro d’affari delle mafie era pari ad un decimo del PIL nazionale. E circa il 9% degli immobili sequestrati siedono in Lombardia». La buona notizia è invece che «l’attività delle magistratura e delle forze dell’ordine nel nostro ambito territoriale è esemplare, c’è sinergia tra tutte le istituzioni: e i risultati sono confortanti. E questo è importante: bisogna riconquistare la fiducia nei cittadini perché chi viene avvicinato da soggetti mafiosi deve sapere che andando a parlare con chi di dovere, otterrà giustizia. E bisogna parlarne: perché l’attenzione su questi temi sia sempre attiva».
 
Fiducia totale nelle forze dell’ordine varesine è stata espressa anche dall’onorevole Daniele Marantelli, mentre il tema del riciclaggio è stato affrontato da Luca Barni, direttore generale della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate e da Giacomo Del Soldà di Consilia Business Management. I due professionisti hanno messo in luce gli strumenti e i protocolli messi in atto dalle banche e dalla normativa per prevenire e contrastare il fenomeno.

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Pubblicato il 01 Ottobre 2011
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