Anche in Italia c’è chi sogna di diventare Google
Quindici nuove aziende, tra le più innovative del momento, si presentano al pubblico alla ricerca di investitori. Tra i promotori dell'evento il prof dell'Insubria Alberto Onetti
Cinque minuti a testa per raccontare la propria idea e altrettanti per convincere, chi ha le risorse, a scommettere su di essa. Non è la trama di un nuovo reality a eliminazione ma il fulcro del Venture Camp di Mind the Bridge, fondazione nata per sostenere la crescita di imprese talentuose e aiutarle a entrare in contatto con potenziali investitori sul modello della Silicon Valley. Tra le anime di questo progetto c’è anche Alberto Onetti, docente di "management dell’innovazione" alla Facoltà di economia dell’Università dell’Insubria e direttore del Cresit (Centre for innovation and life sciences management) che così presenta l’iniziativa: «Nelle due giornate di venerdì 4 e sabato 5 novembre – spiega il professore – Mind the Bridge organizza l’evento centrale della sua attività: il Venture Camp. Si terrà a Milano nella sede del Corriere della Sera e vedrà protagoniste quindici imprese italiane potenzialmente di successo, scelte tra centinaia di realtà innovative. L’obiettivo è quello di portare avanti un discorso di selezione e di aiuto alla crescita partito quattro anni fa e che ha già dato dei risultati: delle quindici semifinaliste della scorsa edizione tre hanno trovato capitali in Italia. Per sei o sette aziende che saranno individuate nel corso del venture capital saranno organizzate inoltre delle esperienze in Silicon Valley».
Le due giornate vedranno, oltre alla presentazione delle imprese selezionate anche l’intervento di esperti e manager come Nick Heller di Google, Vivek Wadhwa di Techcrunch, Alessandro Profumo e Piero Bassetti. «Anche in Italia esistono idee imprenditoriali potenzialmente vincenti e durante il Venture Camp presenteremo il rapporto del Cresit che fotografa la situazione attuale delle start up italiane – ha aggiunto Onetti -. Quelle che abbiamo individuato sono imprese che spesso partono dal nulla, da una buona intuizone e pochissimi fondi a disposizione. La difficoltà sta nel trovare degli investitori disposti a sostenere questi progetti». Naturalmente è troppo presto per dire se tra le quindici finaliste ci saranno Facebook o Google del futuro, utile è però ribadire che le idee proiettate verso il futuro ci sono e possono crescere.
Da cloud alle "app", ecco le aziende selezionate: Arkimedia, un social network per i canali TV che si basa sull’interazione con gli spettatori; D-Orbit, Dispositivi per riportare satelliti nell’atmosfera e distruggerli quando smettono di lavorare. Frestyl, Piattaforma geolocalizzata basata su user-generated content dedicata ai musicisti, ai promoter e ai locali per distribuire informazioni sui propri concerti; Gowar, Gioco di guerra a strategia sociale basato sulla localizzazione; Iubenda, Generatore di privacy policy per siti web che permette a chiunque di generare una politica di privacy per qualsiasi sito web; Mangatar, Gioco sociale ambientato in un universo stile manga; Naevi in silico. Software che trasforma i telefoni in dermatoscopi digitali per uno screening personale del melanoma; NextStyler. Piattaforma web che fornisce una vetrina per gli stilisti emergenti con negozio online; Phlur, piattaforma di social e-commerce che unisce le tre dimensioni del commercio elettronico, offerte e social network; Sounday, per musicisti, offre l’opportunità di produrre le canzoni, distribuirle in modo digitale e promuoverle su tutto il web; Stereomood, Internet-radio emozionale che trasmette la musica che meglio si adatta alle atmosfere e alle attività dei suoi utenti; Timbuktu, rivista su iPad per bambini che visualizza notizie e storie attraverso i più avanzati metodi di educazione; Treedom. Produzione e vendita di Crediti di Riduzione Volontaria delle Emissioni per compensare le emissioni di anidride carbonica di persone, società e istituzioni attraverso progetti forestali; Vinswer, Marketplace che consente agli utenti di monetizzare la propria expertise attraverso video chat a pagamento e che permette a chi pubblica di monetizzare ulteriormente i propri utenti integrando la rete di applicazioni videochat nelle proprie pagine per creare il proprio "annuncio di consulenza live”; Vivocha. Servizio basato su cloud, studiato su misura per aziende che intendano costruire una relazione stabile con i propri utenti online, offrendo assistenza diretta e consulenza esperta ai propri clienti, per richieste di vendita o assistenza.
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