Dal sequestro a un pregiudicato, nasce la casa antiviolenza
Un appartamento che il tribunale ha sottratto a un uomo accusato di usura è stato destinato alle vittime di violenze e abusi, per facilitare il sostegni psicologico durante audizioni protette e interrogatori. E' la prima in Lombardia
Il comune di Varese, da qualche giorno, gestisce un appartamento, confiscato dal tribunale a un imputato in un processo per reati connessi alla criminalità organizzata, che sarà utilizzato per audizioni protette nei confronti di minorenni e donne vittime di violenza. La casa, nel centro della città, ha 5 stanze, cucina, soggiorno, tre camere da letto: locali ampi e confortevoli. Era utilizzata per un giro di usura ed estorsioni, diventerà invece una struttura a suo modo unica in Italia, sulla scorta di un’analoga abitazione a Bolzano. Le audizioni di minorenni vittime di abusi, spesso, avvengono in ambienti giudiziari o in caserme.
Lo scopo, in questo caso, è quello di rendere meno traumatiche le deposizioni. Si aggiungono una serie di accorgimenti, come un soggiorno dotato di una finestra specchio che permette agli inquirenti di seguire gli interrogatori dall’altra parte del vetro. E’ molto importante avere ambienti del genere, perché
attraverso una serie di accorgimenti (educatori, psicologi, ambiente familiare, bambole e giocattoli) si può arrivare a creare le condizioni per perizie, e analisi comportamentali, il più possibile scevre da condizionamenti. E che siano anche psicologicamente meno invasive. La casa (nella foto) tutela anche l’esigenza di riservatezza; è in centro a Varese, ma deve rimanere il più possibile anonima. «I lavori saranno a costo zero – ha spiegato il questore Marcello Cardona – perché un privato che non vuole essere nominato si è offerto di pagare le ristrutturazioni e la mobilia».
La donazione al comune di Varese, grazie al lavoro del tribunale in termini di sequestro di beni e attività connesse con la criminalità organizzata, è stata ufficializzata oggi. Le procure e i tribunali lombardi che volessero avvalersene dovranno chiedere le chiavi a Palazzo Estense, ma è in preparazione una convenzione per la gestione e l’utilizzo che coinvolgerà anche la procura della repubblica di Varese (era presente il procuratore capo Maurizio Grigo), l’università dell’Insubria e altri enti. L’annuncio è stato fatto dal questore Marcello Cardona, che in una affollatissima cerimonia oggi nel Salone Estense del municipio, ha ringraziato l’onorevole Roberto Maroni, che, in qualità di ministro dell’interno, aveva favorito questa assegnazione. Era presente anche il prefetto Giuseppe Caruso, presidente dell’agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nominato proprio da Maroni.
«Queste strutture sequestrate sono molto importanti – ha spiegato l’ex ministro – perché sono i casi in cui dal male nasce il bene. La nascita di una agenzia nazionale che gestisca questi beni è stata
un’innovazione importantissima, perché prima i patrimoni sottratti alla mafia erano gestiti provincia per provincia, con inevitabili intoppi. L’abbiamo chiamata così perché volevamo chiarire bene tutte le sue funzioni. Lo stato quando si impegna mette in capo una forza eccezionale contro i patrimoni criminali».
Alla cerimonia erano presenti praticamente tutti a vertici dello stato della nostra provincia. Hanno preso la parola anche il sindaco Attilio Fontana, il prefetto Giorgio Zanzi, il presidente del tribunale Emilio Curtò, il rettore dell’Università dell’Insubria Renzo Dionigi.
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