Gli italiani all’estero: non solo pizza e mafia

Uno sguardo oltre l'Italia per trovare lavoro, stabilirsi o solo fare una breve esperienza. Intervista doppia alla professoressa Viviani Schlein e allo scrittore Aldo Mencaraglia

Cresce vertiginosamente l’emigrazione italiana, ma attenzione alla destinazione! Siamo andati a trovare due esperti in materia: Maria Paola Viviani Schlein, professore ordinario e preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università dell’Insubria, e Aldo Mencaraglia, una laurea italiana e una inglese per non farsi mancare niente, emigrato per professione e autore del libro "È facile cambiare vita se sai come farlo. Guida pratica alla fuga per sognatori e squattrinati".
 
Alla domanda "Gli stranieri pronunciano facilmente il suo cognome?" entrambi gli intervistati hanno risposto che anche i connazionali commettono qualche errore…Sugli eventuali pregiudizi dei datori di lavoro d’oltralpe sugli italiani la studiosa di Diritto pubblico comparato risponde: «Difficile da dire. Dipende dal periodo storico e dallo Stato. Da certi punti di vista siamo ben considerati (alcune scienze, arti, creatività, ristorazione), da altri no. Certo che ci sono dei pregiudizi nei nostri confronti (come nei confronti di molti altri popoli). In questo periodo, per vari motivi anche da collegarsi con il nostro Governo, la credibilità italiana è in netto calo, e il nostro prestigio anche». Aldo Mencaraglia pensa che sia compito dell’individuo smentire gli stereotipi, la reputazione che gli italiani si sono creati in alcune nazioni è ottima.
 
Cosa pensano dei laureati italiani in Europa? E Altrove? Maria Paola Viviani Schlein: «Il livello di preparazione dei nostri laureati è buono, spesso superiore a quello dei colleghi europei o statunitensi. Manca un po’ l’approccio pratico (che si può acquisire abbastanza facilmente, basta però che si riesca a trovare lavoro) e la familiarità con le lingue straniere, troppo poco studiate e coltivate in Italia, anche se la situazione va nettamente migliorando». Aldo Mencaraglia è del tutto concorde: sono da incrementare le capacità linguistiche e la preparazione pratica.
 
Aldo Mencaraglia apre il tema del lavoro incerto nei paesi anglosassoni, in cui la mancanza di garanzie contrattuali a lungo termine è dovuta alla semplice flessibilità del lavoro. Si cambia lavoro più’ facilmente e c’è più equilibrio tra dipendente e lavoratore. L’australiano di adozione indica i migliori investimenti di uno Stato: istruzione, istruzione, istruzione, collegata ad un mercato del lavoro più flessibile, bilanciato e meritocratico.
 
Anche su questo punto la docente di Diritto pubblico comparato è concorde e ci lascia con un’esemplare mossa della Germania: «La risposta, pure incompleta, potrebbe essere: soprattutto l’istruzione, unico presupposto per una vera crescita nel futuro. Paesi come la Germania, che pure hanno proceduto a dei tagli severi, si sono però espressamente rifiutati di tagliare i costi della formazione e dell’istruzione (è stato detto: sarebbe come tagliare il nostro futuro)».

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Pubblicato il 02 Novembre 2011
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