I sindacati preoccupati per la vendita di una parte di Sea
La scelta del Comune di Milano di procedere con un bando di vendita con due ipotesi diverse ha cancellato gli accordi tra Sea e lavoratori. Allarme anche sulle tariffe: "Senza accordo Sea-Enac mancano 90 milioni"
Scintille tra sindacato e Comune di Milano dopo l’accelerata di Palazzo Marino sulla vendita di una parte di Sea. Le Rsu di Sea e Sea Handling hanno espresso "il loro dissenso per il metodo usato dalla Proprietà, Comune di Milano, in relazione alla vicenda che ha portato all‘approvazione del bando di gara per la vendita di una quota di SEA". Una operazione mal gestita, considerando – ribadisce la Rsu – che il sindacato abbia sempre "responsabilmente gestito con Sea le diverse, gravissime, crisi che hanno coinvolto l’azienda, il settore e l’economia mondiale dal 2008 a oggi, fino al momento fondamentale dell’accordo del 28 gennaio 2011, che conteneva la decisione di arrivare all’aumento di capitale attraverso la quotazione in borsa e l’offerta di azioni con il sistema dell’azionariato diffuso". Certo, la rappresentanza dei lavoratori riconosce che dietro l’accelerata data dall’Amministrazione di Giuliano Pisapia ci sono anche "motivazioni sicuramente gravi e oggettive" quali il buco di bilancio, il taglio di risorse operato dal Governo, il pericolo di sforare il patto di stabilità. Ma questo non può far dimenticare il fatto che si è proceduto con un incontro in cui il Comune "ha esclusivamente informato il Sindacato della decisione già assunta, escludendolo di fatto da qualunque condizionamento dei processi, a partire dai vincoli di tutela occupazionale". Nel merito, i sindacati segnalano "forte preoccupazione per le conseguenze che potrebbero derivare per i dipendenti e per la tenuta stessa di SEA e SEA Handling a fronte di questa scelta visto che l’intesa del 28 gennaio era volta anche a reperire le necessarie coperture per gli investimenti strutturali dell’impresa e a garantire una maggiore solidità della stessa con conseguenti maggiori garanzie di tenuta occupazionale complessiva". "Le opzioni del bando di gara destano tutte enormi preoccupazioni nei dipendenti e nei loro rappresentanti. Le conseguenze che deriverebbero dalla vendita diretta ad un privato del 20 o addirittura del 30% delle quote SEA rischierebbero seriamente di minare in profondità le politiche del gruppo, in particolar modo quelle dell’azienda di handling, fatto ancor più grave se si pensa agli enormi sforzi profusi da sindacato e impresa e dai sacrifici fatti dai lavoratori per sanare i bilanci e dare stabilità".
In più, i sindacati segnalano che "non è ancora stato firmato il decreto della Presidenza dei Ministri in merito all’accordo di programma tra SEA ed ENAC sugli adeguamenti tariffari. Persistendo questa situazione, che inevitabilmente subirà ulteriori ritardi a fronte del cambio di Governo, SEA dovrà rinunciare a circa 90 milioni di euro l’anno".
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