‘Ndrangheta lonatese assolta? Solo per chi non conosce il latino
I sei imputati della locale di 'ndrangheta Legnano-Lonate non potevano essere condannati due volte per lo stesso reato. In appello a Busto si potranno utilizzare anche gli atti del processo Infinito per appesantire le condanne
Ne bis in idem, una formula latina per assolvere Vincenzo Rispoli (foto a sinistra), Emanuele De Castro, Luigi Mancuso, Nicodemo Filippelli, Mario Filippelli e Giorgio La Face. Significa che tali imputati, benchè colpevoli di quei reati, non si possono condannare due volte per lo stesso reato. I 4 succitati sono e restano, secondo i giudici, colpevoli di associazione a delinquere di stampo mafioso per aver realizzato nel territorio tra Lonate Pozzolo e Legnano una locale di ‘ndrangheta. E’ bene ricordarlo perchè qualcuno non canti vittoria troppo presto. Anzi, il fatto che siano stati assolti nel procedimento Infinito, i cui atti sono ora a disposizione anche per il processo d’appello di Busto Arsizio, potrebbe lasciare presagire ad un inasprimento delle pene nei confronti degli esponenti lonatesi e legnanesi delle ndrine.
La condanna per i restanti 110, tra l’altro, conferma in toto l’esistenza di una vastissima organizzazione che lavorava compatta per un unico scopo, quello di deviare la legalità della regione più avanzata e benestante d’Italia verso la legge del malaffare, quella che stritola le regioni di appartenenza della maggior parte di loro dove sono arrivati ad un passo dal potersi definire primo potere anche sopra lo Stato. Fortunatamente lo Stato ha saputo reagire grazie a magistrati come Alessandra Dolci, che ha rappresentato l’accusa nel procedimento milanese, o come la stessa Ilda Bocassini a capo della Dda milanese o come il suo omologo Giuseppe Pignatone della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
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