Tris di mostre al Maga
Dall’omaggio ad Aldo Tagliaferro, al progetto Map fino al concorso per giovani artisti. Il Museo prosegue l’indagine sull’arte contemporanea
Tre percorsi diversi nel nome dell’arte contemporanea. Sabato 26 novembre aprono al Maga di Gallarate tre mostre simultaneamente frutto di collaborazione con enti e istituzioni nell’obbiettivo comune di approfondimento delle diverse espressioni artistiche del panorama contemporaneo. “Aldo Tagliaferro. L’immagine trovata” a cura di Giulia Formenti nasce dall’accordo tra il Museo Maga e l’Archivio dell’artista scomparso nel 2009, per un comodato d’uso gratuito di un focus di opere nella collezione permanente del Museo. La mostra, bellissima, diventa dunque anche l’occasione per un’indagine retrospettiva sulla ricerca artistica di Tagliaferro, molto importante nel panorama artistico italiano ma ancora troppo poco taciuta. Il percorso espositivo si snoda tre le opere degli anni ’70 quando l’artista predilige l’uso del mezzo fotografico quale lettura ideale della realtà oggettiva, del ruolo dell’artista nel sistema dell’arte e nell’approfondimento di analisi dei meccanismi linguistici. Dall’uso della macchina fotografica analogica alle tecnologie più raffinate per il progetto Nexart. Un concorso promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da L’Arte Mostre in collaborazione con il Maga, e l’istituto Europeo di Design (IED) e l’accademia Aldo Galli di Como finalizzato alla promozione dei giovani artisti ancora studenti che operano nell’ambito delle applicazioni di nuove tecnologie. Diviso in tre categorie (fotografia, video e net art) ha visto la partecipazione di circa 1500 studenti di tutta Italia. In mostra le opere dei finalisti.Trentotto artisti, trentun scrittori, ventitre curatori, quindici intellettuali compongono il parterre del progetto MAP “Voglio solo essere amato” dove diversi ambiti di indagine artistica si incontrano sulla piattaforma virtuale di dialogo map-project.com riflettendo sullo stato dell’arte e della cultura contemporanea. La mostra, curata da Gabi Scardi e Riccardo Crespi, parte dalla nota frase pronunciata da Bateman, pluriomicida di America Pshyco e affronta le diverse declinazioni del tema “amore”.
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