Andrea, 5 anni, ha vinto la sua battaglia giocando a “fare il dottore”
La toccante storia di Andrea e della sua esperienza di sala giochi in pediatria ha aperto i lavori del convegno "L'altra parte della cura". Prima uscita culturale della Fondazione Ponte del Sorriso
Andrea, cinque anni me mezzo. Due occhi azzurri e una cascata di riccioli biondi. Un bambino gioioso e sempre in movimento. Un brutto giorno, però, si scopre malato, una diagnosi impietosa inchioda i suoi genitori: leucemia.
È lui, insieme al fratellino Luca e ai due coraggiosi genitori, il testimonial del primo convegno targato Fondazione Ponte del Sorriso. È lui, con i suoi occhioni curiosi ma senza i suoi riccioli biondi, a testimoniare l’importanza dell’"Altra parte della cura":
In 450, infatti, sono accorsi all’Ata Hotel di Varese per capire e analizzare la valenza del fattore emotivo nella cura della malattia: « Eravamo disperati – racconta in un video messaggio il padre – quando un giorno è accaduto il miracolo. Una volontaria della sala giochi lo ha coinvolto nel gioco del dottore. Da quel momento Andrea si è appassionato a quel gioco tant’è che ancora oggi gira per le camere fingendo di visitare gli altri bambini ricoverati. Sono stati momenti veramenti drammatici ma noi lo vedevamo così forte perchè lui si divertiva e stava bene con la "Claudiona" ( la supervolontaria della pediatria) e con le altre volontarie. Ha affrontato la cura, pesante, a Pavia e ancora oggi la terapia a Varese con grande spirito, una forza che gli arriva dall’ambiente accogliente e giocoso che ha incontrato».
Una testimonianza toccante che è culminata nel grande applauso della platea commossa al piccolo bambino che oggi ha superato la fase più buia della sua esistenza pur mantenendo un rapporto speciale con il personale medico, infermieristico ma anche volontario, attivo nella sala giochi dove ci si prende cura del "sorriso" dei bambini.
L’assistenza "integrata" vorrà essere lo standard nel futuro "Ponte del sorriso", l’ospedale materno infantile che sta sorgendo tra le mura del Del Ponte: « In Lombardia non esistono ospedali pediatrici in senso stretto – ha ricordato il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Varese Walter Bergamaschi – Questo progetto va in quella direzione: non solo l’eccellenza ma anche l’accoglienza saranno elementi fondanti. Non mireremo all’iperspecializzazione ma alla costruzione di percorsi condivisi in cui la famiglia e il bambino trovino nell’ospedale di riferimento un supporto concreto che li guidi, li sostenga nel percorso terapeutico, ovunque esso sia. Stiamo lavorando con il terzo settore, il mondo del volontariato, che non è elemento complementare ma è integrato».
In apertura del convegno, quindi, il direttore Bergamaschi si è soffermato sul futuro dell’ospedale Del Ponte che oggi, a fronte di tanti punti di forza ( dalla procreazione medicalmente assistica alla genetica, dalla terapia intensiva neonatale alla diabetologia, dalla gastroenterologia all’urologia pediatriche) ha ancora qualche carenza da colmare, prima fra tutte la chirurgia che oggi si appoggia ai reparti "adulti" degli altri ospedali ma che, in futuro, si concretizzerà in un’offerta ricca di sinergie con altre realtà specialistiche regionali chiamate ad agire all’interno del reparto pediatrico : « L’offerta di Varese nel campo oncoematologico non può certo considerarsi un’eccellenza. Ma l’attivazione, grazie alla Fondazione Ascoli, di un servizio che accolga e supporti i pazienti nel percorso regionale (San Gerardo a Monza, San Matteo a Pavia o Istituto dei Tumori a Milano) è indubbiamente una risorsa per questo territorio».
Cura, dunque, ma anche accoglienza: oggi oltre 450 iscritti, addetti ai lavori, hanno seguito le relazioni di esperti medici ma anche artisti, come Betty Colombo, convinti che il corpo si riesca a curare meglio, se ci si prende cura anche dell’anima.
Discorsi difficili e noiosi per Andrea, che segue con la sua energia, le parole degli adulti: « Io, da grande, farò l’anestesista. Perchè è importante fare bene le punture…»
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