Servizi pubblici, Anci: “attenzione a barattare i diritti con gli utili”
Il presidente dell'associazione Attilio Fontana: "Dubbi sull'idea che il libero mercato sia in grado di controllare l'efficienza e che il settore pubblico sia invece solo sinonimo di sprechi"
"La normativa europea prevede esplicitamente l’affidamento in house da parte degli enti locali per i servizi di pubblica utilità: non si capisce perché il decreto liberalizzazioni, che sarebbe stato concepito proprio per riavvicinarci all’Europa, ne renda praticamente impossibile il ricorso, contraddicendo peraltro la volontà popolare espressa nel referendum". Così Attilio Fontana, Presidente di ANCI Lombardia, sul decreto liberalizzazioni emanato recentemente dal governo.
"Quando la materia riguarda i servizi pubblici locali – prosegue Fontana – nutro molti dubbi sull’idea alla base di questo provvedimento, ovvero che il libero mercato sia meglio in grado di controllare l’efficienza e che il settore pubblico sia invece solo sinonimo di sprechi. Ribadisco il concetto di universalità dei servizi da garantire ai cittadini e di sostenibilità dei costi, nelle città come in fondo alle valli: sarà garantita anche da chi ha come obiettivo quello di accumulare utili?".
I comuni lombardi sono quindi pronti a "rendere conto dell’efficienza dei servizi loro e di quelli delle loro aziende partecipate – prosegue il Presidente di ANCI Lombardia -. La responsabilità del proprio operato è, insieme all’autonomia, il pilastro del federalismo che rappresenta l’unica riforma in grado di cambiare in meglio il Paese. Obbligare i Comuni a dismettere le loro società e le loro partecipazioni senza distinguere se queste offrono servizi di qualità e creano utili o se al contrario fanno solo debiti, come è stato stabilito dalle ultime manovre economiche di questi anni, è come buttare via il bambino con l’acqua sporca. Soprattutto, l’obbligo alla vendita e la fissazione di un termine entro cui dismettere equivale a un obbligo di svendita, un saldo che, c’è da scommetterci, fa gola a molti".
"Non bisogna commettere l’errore di barattare i diritti con gli utili – conclude Fontana – quando avranno dovuto dismettere le loro aziende in attivo e le partecipazioni i Comuni non avranno più i fondi necessari a coprire i costi degli altri servizi. I servizi redditizi saranno in mano ai privati, mentre quelli che non garantiscono utili resteranno ai Comuni, che però non potranno più garantirli per mancanza di fondi. Questo rischia di generare cittadini di serie A e di serie B".
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