Mense scolastiche, il Pd chiede una commissione per rivedere le tariffe
Secondo il Partito Democratico è emersa la sofferenza delle famiglie: "Negli ultimi due anni la situazione economica e sociale è completamente cambiata"
Quanto è emerso dalla questione delle tariffe delle mense scolastiche continua a far discutere le forze politiche e il Partito Democratico ha voluto tornare sull’argomento con una coferenza stampa convocata dal capogruppo Jimmy Pasin, il segretaro Angelo Ruggeri e il consigliere Pietro Rizzuto, per dire che è necessario intervenire con un ripensamento drastico delle compartecipazioni comunali ai servizi scolastici. Il motivo è soprattutto di congiuntura economica, al quale si legano una serie di critiche che il Pd rivolge soprattutto alla società patrimoniale Spes. «Negli ultimi due anni la situazione economica e sociale è completamente cambiata – ha spiegato a il capogruppo Pd Jimmy Pasin -, ci sono famiglie che hanno perso importanti fette di reddito, genitori in cassa integrazione o addirittura rimasti senza lavoro. Per questo va ripensata la modulazione delle fasce di reddito e la partecipazione del comune alla spesa delle famiglie».
Il Pd ha elaborato una sua proposta per una nuova modulazione delle fasce Isee e intende chiedere in consiglio comunale una commissione congiunta su bilancio e servizi sociali per valutare un intervento adeguato alla situazione che si è creata.
I dati relativi all’attività dell’assessore Leoni, che ha fatto rientrare i crediti del servizio mensa, secondo il pd devono essere letti in un altro modo rispetto a quanto ha fatto l’assessore. «È vero che i debiti maggiori sono nella fascia più alta di contribuzione ma perché questa è proporzionalmente maggiore. In realtà lo scoperto delle fasce di reddito più deboli è molto più alto e la fatica delle famiglie a pagare è emersa chiaramente».
La proposta del Pd intende rimodulare le fasce Isee per quanto riguarda il servizio mensa portandole ad un modello così diviso:
Le prime due fasce Isee vengono accorpate creando un’unica fascia di reddito da 0 a 3500 euro che verrà esentata dal pagamento dei buoni pasto per la mensa scolastica; la seconda fascia va da 3500 a 5500 euro e dovrà pagare solo il 25% della tariffa; la terza fascia da 5500 a 8000 paga il 50%; la quarta da 8000 a 11000 il 75%; la quinta da 11000 a 16000 il 90% e sopra i 16mila euro il prezzo pieno.
Un’ipotesi che significherebbe una diversa distribuzione delle risorse comunali ma per il Pd questo è comunque necessario, «visto il periodo che stiamo attraversando è inevitabile cambiare politica negli investimenti della città – spiega Pasin -. Le risorse devono essere spostate verso il sociale per sostenere le famiglie in questa difficile situazione economica, non si può più pensare ad altro».
Su quanto successo negli ultimi mesi il partito di opposizione intende però cercare precise responsabilità, che secondo i suoi esponenti sono da ricercare anche all’interno della Spes, la società patrimoniale. «Perchè nei due anni in cui ha avuto in gestione la mensa, anni pre elettorali, la società non ha fatto nulla per andare a recuperare i crediti? In questo comportamento c’è stato un meccanismo dovuto alla disorganizzazione o per volontà politica? Adesso l’assessore Leoni, insieme a due impiegate comunali, hanno fatto un lavoro pazzesco e nel giro di 4 mesi hanno fatto rientrare tanti pagamenti. È stato bravo ed è un lavoro che andava fatto prima. Ma perché non è stato fatto?».
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