Bluref, sindacati e proprietà trovano un accordo sulla cassa straordinaria
L'azienda lascia a casa 29 lavoratori in tutto ma assicura che provvederà ad avviare la cassa integrazione straordinaria per un anno. Ernesto Raffaele della Filctem Cgil: "Non vogliamo la solidarietà dei politici ma lavoro"
Sono in tutto 29 gli addetti della tintoria Bluref che sono rimasti a casa in seguito alla chiusura dell’azienda di via della Biella a Castellanza: 24 operai, 1 dirigente, 1 quadro e tre impiegati. Questo pomeriggio, lunedì, si è tenuto l’incontro tra proprietà, la famiglia Silci, e il delegato sindacale della Filctem Cgil, Ernesto Raffaele il quale ha poi presentato quanto è stato concordato con l’azienda: «Le motivazioni ufficiali della chiusura che i proprietari ci hanno presentato sono la crisi del settore tessile, i costi ormai non più concorrenziali e la perdita di un grosso cliente, la Gtx – ha spiegato Raffaele – inoltre è stato aggiunto che la forte contestazione dei resienti intorno all’azienda per questioni ambientali ma riteniamo che questo sia il problema minore in quanto è una costante almeno dal ’96 e l’attuale sindaco aveva proposto alla proprietà di spostarsi su un’altra area ottenendo in cambio la trasformazione della destinazione d’uso del terreno da industriale a residenziale».
Tutto sommato, rispetto ad altre realtà in crisi come la Ghioldi dove la situazione sembra disperata, quella della Bluref sembra migliore dal punto di vista del futuro immediato dei lavoratori: «L’azienda ha versato fino ad oggi tutti i contributi Inps, non vi sono retribuzioni arretrate, l’Inail è stata versata mentre è da verificare il tfr che ammonta a 500 mila euro e i ratei (28 mila euro) come e quando verranno restituiti ai lavoratori». L’azienda ha una situazione di esposizione debitoria ma non è stato comunicato di quanto mentre il capannone è in affitto. «La proprietà ha annunciato che intende seguire il percorso della cessata attività e della messa in liquidazione, si è impegnata a pagare l’ultima mensilità di marzo in cassa integrazione ordinaria e ad avviare le procedure per quella straordinaria a partire dal 1° aprile per un anno – spiega Raffaele – questo garantirà un salario ai lavoratori per i prossimi difficili mesi nei quali dovranno trovare un nuovo impiego». Proprio per questo il sindacato ha reiterato la richiesta alla Bluref di ricollocare presso aziende con cui hanno contatti almeno una parte dei lavoratori. Ai politici, infine, un messaggio chiaro: «questi lavoratori non hanno bisogno di solidarietà ma di nuove possibilità d’impiego, quindi non vogliamo processioni inutili per ottenere visibilità».
La vicenda della Bluref, come quella della Ghioldi di Marnate, è emblematica di un passaggio generazionale tra i padri (a volte anche fondatori delle aziende) e i figli che, spesso, decidono la via più facile della chiusura davanti a momenti di grande difficoltà economica come quello che viviamo da un paio d’anni. Sia in questo caso che in quello di Marnate, infatti, nel giro di pochi anni i figli hanno preferito chiudere i battenti delle aziende. «La Bluref, negli anni ottanta, era arrivata ad impiegare quasi 90 dipendenti – racconta un lavoratore – poi il numero si è sempre di più assottigliato mìnon tanto per la mancanza di lavoro ma per il miglioramento delle tecnologie. Fino a due anni fa si lavorava alla grande in questa azienda ma tutto è cominciato ad andare male dalla morte del fondatore dell’azienda».
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