Varese nella rete d’eccellenza per la cura dei tumori nasali

Anche l'unità diretta dal prof. Castelnuovo nella rete istituita dall'Istituto Tumori di Milano per queste patologie rare ma molto aggressive

Il professor CastelnuovoL’Istituto Tumori di Milano ha elaborato un protocollo per il trattamento integrato dei pazienti con tumore ai seni e alle cavità nasali e del basicranio, ottenendo un finanziamento dalla Rete Oncologica Lombarda per renderlo operativo.
Il progetto è stato elaborato coinvolgendo i centri regionali più qualificati per patologie così complesse e aggressive. Oltre agli Ospedali Civili di Brescia e al Centro Nazionale di Adroterapia oncologica (CNAO) di Pavia., l’unica struttura in Lombardia in grado di erogare la radioterapia non convenzionale con protoni e ionicarbonio, è stato coinvolto l’Ospedale di Circolo di Varese che, grazie alle competenze sviluppate in ambito otorinolaringoiatrico e non solo, è un polo di attrazione nazionale per

questo tipo di pazienti.
I tumori dei seni paranasali e del basicranio sono piuttosto rari, riguardano circa il 3-5 % del totale dei
tumori del distretto otorinolaringoiatrico, e lo 0,8% circa del totale delle patologie oncologiche. Sono però tumori molto aggressivi e particolarmente complessi da trattare, sia per le loro specifiche caratteristiche anatomopatologiche, sia per l’area che colpiscono, molto vicina a sensi importanti come la vista e il gusto che potrebbero venire compromessi in fase di trattamento.
All’Ospedale di Circolo il numero di pazienti affetti da queste patologie che si rivolgono all’U.O.
Otorinolaringoiatria, guidata dal prof. Paolo Castelnuovo, è decisamente più alto perché in molti arrivano a Varese attratti soprattutto dalla grande esperienza acquista nel settore dagli specialisti che vi operano.
Ogni mese i casi di tumori ai seni e alle cavità nasali e del basi cranio sono più di 5, incidendo per quasi il 25% sul totale dei tumori di ambito otorinolaringoiatrico.
Il trattamento di queste patologie non riguarda però solamente l’otorino, ma un pool di specialità che
comprende la radioterapia, la radiologia e la neuroradiologia, l’anatomia patologica e l’oncologia, la neurochirurgia e la medicina del lavoro.
Tutti questi reparti sono già ampliamente coinvolti nel percorso di cura di questi pazienti e lo saranno ancora di più quando il protocollo regionale per il trattamento integrato sarà pienamente attivo.
Perché ciò avvenga, l’U.O. Radioterapia del Circolo, diretta dal dott. Paolo Antognoni, dovrà dotarsi di una nuova apparecchiatura, la radioterapia volumetrica ad archi modulati, che sarà installata il prossimo autunno grazie ad investimento di un milione di euro circa che ne consentirà il noleggio finalizzato all’acquisizione.
«Grazie a questo macchinario potremo offrire ai nostri pazienti il livello di trattamento più elevato che la
tecnologia rende attualmente disponibile – ha commentato il dott. Antognoni – La nuova apparecchiatura infatti consente di erogare una dose più flessibile di radiazioni, di eseguire trattamenti più rapidi e, soprattutto, permette di vedere in tempo reale le immagini della zona da trattare, offrendo la massima precisione».
L’obiettivo del protocollo per il trattamento integrato di questo tipo di patologie oncologiche è quello di
convogliare ancora più i pazienti che ne sono affetti verso i centri che, oltre alla tecnologia necessaria,
hanno acquisto le competenze e l’esperienza adeguata nel settore specifico, sia dal punto di vista chirurgico, che riguarda prevalentemente l’Otorinolaringoiatria, sia dal punto di vista di tutte le altre discipline, dalla radioterapia all’oncologia, dall’anatomia patologica alle radiologie, coinvolte nel percorso di diagnosi e cura.
L’obiettivo che il trattamento integrato si propone è infatti molto ambizioso: migliorare il risultato clinico e la sopravvivenza dei pazienti affetti da queste patologia senza sviluppare progressioni, passando dal 40 al 65% a cinque anni dalla diagnosi per i pazienti che possono essere trattati chirurgicamente, e dal 14 al 40% per quelli che non sono operabili.
Un obiettivo che al Circolo, grazie all’esperienza dei vari specialisti coinvolti nel trattamento, si sta già
perseguendo e che presto, con l’ammodernamento tecnologico della Radioterapia, potrà diventare realtà.
«Questo progetto ha per noi una grande valenza clinica, – ha commentato il prof. Castelnuovo – frutto del lavoro fatto in questi dieci anni a Varese. La collaborazione interdisciplinare su cui si fonda rappresenta la punta di diamante per ridurre la morbilità del trattamento e migliorare i risultati a lungo termine. La modalità multi specialistica del trattamento, inoltre, ha permesso in questi ultimi anni di operare scelte terapeutiche volte alla conservazione degli organi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Marzo 2012
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