La complicata vita degli “studenti da Luna Park”
E' una vita davvero diversa, quella dello studente itinerante: quella cioè che vivono i figli dei giostrai di tutta Italia. Come riescono a cavarsela? Abbiamo provato a chiederlo ai giostrai della Schiranna
E’ una vita davvero diversa, quella dello studente itinerante: quella cioè che vivono i figli dei giostrai di tutta Italia. Cambiano diverse maestre all’anno, centinaia di compagni di scuola, nonchè programmi e libri di testo di riferimento. Ma come riescono a cavarsela? E fino a quando riescono a studiare? Abbiamo provato a chiederlo ai giostrai del Luna park di Varese, che "ha messo le tende" alla Schiranna fino al primo di Maggio.
«Difficile che qui si studi oltre la terza media: ci limitiamo a fare la scuola dell’obbligo. Io ho fatto la quinta elementare, per esempio, e i miei figli la terza media – spiega Alvaro, 63 anni e 5 figli grandi impegnati con altre giostre, tranne il più giovane, 22enne, che lavora con lui nella “Minipista”, gli autoscontri per bambini – È molto dura studiare e lavorare contemporaneamente: tutti hanno un ruolo e anche i ragazzi sono impegnati nelle attività quotidiane del luna park. Sennò, chi può lascia i figli in collegio». Frequentare la scuola al seguito dei genitori è infatti un continuo sforzo d’adattamento: «Chi gira deve continuamente adattarsi al livello della classe in cui è inserito: perché ci capita di andare in classi dove sono più avanti e classi dove sono più indietro. Il risultato è che siamo bambini che si adattano facilmente, ognuno con il suo quaderno che certifica le cose apprese e i voti ricevuti».
«Non c’è molto da fare: i nostri figli ogni 15-20 giorni cambiano scuola, come abbiamo fatto noi – conferma Key Claudi, ultima generazione della stirpe più importante del Luna Park, madre di due bambini alle elementari – Ogni volta nuovi insegnanti e nuovi compagni, anche se ogni anno riescono a inserirli nella classe dell’anno precedente così da ritrovare qualche amico. Non è facile studiare: non si ha un metodo unico, né un unico programma. Ogni volta si trova un livello diverso: chi è più avanti e chi più indietro. Molto, però, dipende dalla maestra: quando trovi quella brava è molto più facile inserirsi e dare risultati. Io sono fortunata: i miei due figli vanno all’elementare di Bobbiate, Cecilia in prima e Martino in terza. Hanno delle maestre veramente brave. E una madre si accorge subito di cosa avviene a scuola».
Anche per Key il percorso è stato lo stesso: «Io ho il diploma di terza media ma non rimpiango nulla. Noi cresciamo in questo ambiente, siamo costretti a crescere più velocemente, siamo più scaltri dei nostri coetanei. A tredici anni sappiamo già spostare un camion o gestire l’attrazione. Io non vedo una vita diversa, siamo giostrai da generazioni. E, per di più, siamo tantissimi: il nonno aveva 10 fratelli, mio padre ne aveva sei. Noi abbiamo già trentadue nipoti. E siamo tutti in contatto».
Il risultato è che non sempre il periodo di studio è vissuto positivamente: «La scuola? È un’esperienza terrificante – spiega Denny, che gestisce un "gioco dei barattoli" – Ogni 15-20 giorni devi ricominciare. Io mi ricordo la scuola come un incubo: ero giovane e non capivo il reale valore della cultura. Oggi però rimpiango di aver voluto smettere». I suoi figli ora frequentano la scuola media: «Vanno a Buguggiate: il loro tempo scuola ci ha un po’ spiazzato perché vanno anche il giovedì pomeriggio e il sabato mattina. E per noi sono momenti di lavoro».
La vita scolastica, però, spesso dipende da professori e compagni: che cambiano ogni mese, ma si ritrovano negli anni seguenti. «Io sto andando alla Vidoletti e frequento la terza media – racconta la giovane Rebecca – cambiare tutto ogni due settimane per me ormai è un’abitudine. Trovi la tua strada. Io mi trovo bene a Varese, compagni di classe e professori sono gli stessi dell’anno scorso e sono contenta. A giugno dovrò fare gli esami, ma non li farò qui, li farò a Santhia». Al contrario Lucrezia, che ha fatto gli esami di terza media due anni fa, ricorda il periodo varesino con terrore: « Cambiamo circa 20 scuole ogni anno e tutte le volte bisogna adattarsi. E a Varese ho trovato un ambiente particolarmente brutto. Sono stati anni veramente difficili».
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