Il rotary premia il “tocco femminile” dell’impresa
Rotary Varese Verbano ha assegnato il "premio professionalità 2012" a Patrizia e Silvia Ghiringhelli, terza generazione dell'omonica azienda meccanica luinese, dopo 90 anni ancora presente in tutto il mondo
Un premio a due donne, anzi a due giovani mamme imprenditrici, è segno dei tempi.
Se poi le giovani mamme imprenditrici sono alla guida di una azienda meccanica, anzi di "rettificatrici seza centri", si può proprio dire che il mondo è proprio diverso dagli stereotipi che ancora circolano, abbondantemente, tra le persone. Niente case di moda, niente professioniste della comunicazione o dell’immagine: ma dirigenti d’azienda di un settore ancora troppo spesso considerato "da uomini" anche se il mondo operaio, e anche dirigenziale, sta cambiando molto più in fretta dei pregiudizi.
E’ quello che è stato riconosciuto dal Rotary Varese Verbano, sotto forma di "premio professionalità 2012" a Patrizia e Silvia Ghiringhelli, terza generazione dell’omonima azienda meccanica luinese, da 90 anni presente in tutto il mondo. «Siamo entrate da qualche anno nel management della nostra azienda, nata nel 1921 grazie a nostro nonno – spiega Patrizia, la portavoce – Poi è stata guidata dalla seconda generazione, cioè zio Carlo, zia Antonietta e nostro papà. Noi siamo le rappresentanti della terza: anche se zia Antonietta, classe 1926, e papà, classe 1934, lavorano ancora oggi in ditta».
La loro è una storia esemplare, che parte dalla frontiera e arriva al mondo: «Siamo una piccola impresa, che all’inizio si chiamava “Ghiringhelli e Pisoni”. Abbiamo 50 lavoratori diretti, che con l’indotto raddoppiano. Quando ci chiedono cosa produciamo diciamo "Rettificatrici senza centri" ma lo sappiamo già che per chi non è nel settore è difficile far capire di cosa stiamo parlando». Ma non importa: quelle “cose” che i più non conoscono sono ben note in tutto il mondo, tant’è vero che: «Il nostro primo mercato è la Germania. Il secondo è la Cina. Tra i nostri clienti, l’Italia non l’abbiamo nemmeno più. Da alcuni anni non forniamo la nostra nazione se non per piccoli componenti: la verità è che ora gli italiani non investono. Ed è un peccato, perchè non investire in macchinari significa perdere competitività. Ora si può dire che esportiamo il 100% della nostra produzione. E non è un “ripiego” degli ultimi anni, abbiamo cominciato nel 1948. L’internazionalizzazione l’abbiamo nel Dna».
Alla guida della Ghiringhelli, ora ci sono due donne, rappresentanti della tradizione di famiglia: «io, Patrizia, e mia sorella Silvia. Lei impegnata come direttore amministrativo, io invece mi sono inventata un ruolo che di solito nelle aziende meccaniche è considerato un orpello inutile, quello di direttore marketing. Ma non lo è affatto». Un passaggio di consegne che è avvenuto con particolare attenzione e delicatezza: «Noi eravamo in azienda già da un po’, ma nel 1999 è stato assunto un direttore generale, un manager brillantissimo a fine carriera, il cui scopo era proprio quello di traghettare le due generazioni, permettendo nel contempo a lui, luinese, di riportare a casa la sua esperienza, prevalentemente maturata all’estero. Ci ha impiegato dieci anni, ma l’ha fatto perfettamente».
Ora l’azienda è in mano a due mogli e madri, che non hanno rinunciato nè all’azienda ne alla vita famigliare: «Non è facile, ma ce la caviamo bene. Abbiamo la fortuna di essere diverse ma perfettamente complementari: ciascuna di noi si è ritagliata il suo ruolo senza problemi ne rancori. E poi, diciamolo: siamo donne. Abbiamo una capacità mutlidisciplinare molto superiore a quella degli uomini».
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