Madrid, quando la rabbia è di destra e di sinistra
Due punti di vista interessanti che cercano di inquadrare la situazione nella capitale spagnola: quelli di Francesco Basso, 31enne varesino e Cristina Fustè, 22enne madrilena
A Madrid la piazza è infiammata. Chi abita nella capitale spagnola vive sulla propria pelle la tensione. Ecco le testimonianze di Francesco Basso, 31enne varesino emigrato da qualche anno in Spagna dove vive e lavora, e Cristina Fustè, 22enne madrilena che lo scorso anno ha studiato a Milano in Erasmus ed ora prosegue i suoi studi universitari a Madrid. Due punti di vista interessanti che cercano di inquadrare la situazione piuttosto caotica degli ultimi giorni, tra scontri in piazza, proteste, manifestazioni e una crisi economica sempre più stringente
FRANCESCO BASSO – I forti scontri durante le manifestazioni di questi giorni hanno provocato grande clamore internazionale e hanno rivolto l’attenzione sulla penisola iberica. Questa del 25 settembre é solo l’ultima di una serie di grandi mobilitazioni (sciopero generale, proteste di dipendenti pubblici, “mineros”, indignados) che da quest’estate si stanno susseguendo quasi ogni settimana. Le cause della protesta sono molteplici: i continui tagli alla spesa pubblica (riduzione di stipendi, congelamento di 13ª e 14ª per gli statali, riduzione del 70% dei sussidi ai minatori, ma la lista é ancora molto lunga…) l’ aumento di IRPEF e IVA, il tutto accompagnato da continui scandali sulla corruzione della classe politica dalla Galizia a Valencia passando per Andalucia e Catalunya, e ultimo ma non meno importante un settore bancario che finita la fiesta degli anni di abbondanza si ritrova con voragini nei bilanci (solo Bankia – ex Caja Madrid ha generato un buco da 30 miliardi di euro) spaventosi, ma che hanno sempre trovato nella politica un riparo e un appoggio per quello che qua chiamano “rescate de la banca”, fondi pubblici per coprire gestioni scellerate di queste entità per mantenere in vita il settore bancario. La sensazione è che il paese ha vissuto negli ultimi 15 anni un’illusione, e che coloro che hanno fomentato questa crescita insostenibile e spesso insensata, non stanno pagando per le loro responsabilità, scaricando interamente su altri settori la cuenta (il conto). Ormai la critica al governo e alla classe politica in generale viene da ampi settori della società: la sinistra del partito socialista critica i tagli alla spesa pubblica e le misure restrittive, ma le critiche vengono anche da destra, con un elettorato deluso dal governo che ha fatto tutto il contrario di quello che aveva promesso (aumento della pressione fiscale in primis) e che non sta avendo risultati nella creazione di impiego, uno dei punti forti della sua campagna elettorale. La tensione sociale è quindi alta e si prevede una nuova stagione di forti proteste. Il 21 di ottobre si voterà in Galizia e nei Paesi Baschi e a fine novembre in Catalunya, dove il governo e la classe politica in generale dovrà passare l’esame delle urne, e dove il vento separatista sta soffiando ormai fortissimo.
CRISTINA FUSTÈ – Negli ultimi mesi ci sono state tantissime "manifestaciones" e la gente, ogni volta di più, esce per protestare perchè non vuole più rimanere in silenzio. Secondo me siamo arrivati a un punto in cui non ci fidiamo più di nessuno. Secondo il mio parere questo sentimento di sfiducia è iniziato da tempo…dopo 8 anni di governo la situazione chiedeva un cambiamento e quello che ha pensato la gente (dato il nostro sistema politico in cui ci sono due partiti di potere e votare agli altri si considera inutile) ci siamo trovati di fronte a un governo che non la smette di sbagliare nel senso che non solo non sta facendo quello che aveva promesso (capisco che a volte le cose non escono come speriamo e che in situazioni di crisi bisogna prendere delle decisioni che non piacciono a tutti), ma che inoltre sta prendendo delle iniziative che si possono considerare ingiuste o negative nei confronti della maggioranza dei cittadini. Noi dobbiamo accettare queste decisioni, questi cambiamenti, ma loro no. Loro non fanno nulla per "contribuire". E capita che quando gli spagnoli vogliono esprimere il loro parere o provano a difendersi, succedono cose come quelle dell’altro giorno. Per quanto riguarda "el rodeo del congreso", bisogna dirla tutta: non è vero che la polizia ha solo "fatto il suo lavoro" e nemmeno che i manifestanti erano lì pacificamente. La polizia si è vista obbligata ad agire contro quelli che cercavano di rompere le linee della polizia e di entrare nel congreso e per sloggiare a quelli che non se ne andavano. Tuttavia è vero che è una vergogna la "brutalità" con cui alcuni poliziotti hanno risposto a queste persone. E questo mi fa arrabbiare e vergognare, perchè non è altro che un abuso di autorità che tristemente non sarà punito. Dall’altro lato, è anche vero che tantissime persone non erano lì con un atteggiamento giusto. Perchè tanti sono a andati quasi a cercare di litigare, approfittandone per agire in maniera violenta. Hanno sbagliato entrambe le parti: se ci fosse stata una manifestazione tranquilla senza il tentativo di entrare nel congreso e la gente non si fosse fermata lì credo non sarebbe successo nulla di grave…
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