Peo: leale, generoso e splendido, con due amori che mai tradì
Un ricordo profondo e toccante dedicato ad un grande campione dentro e fuori il campo di gioco
E’ un settembre amaro per la città: dopo Cesare Montalbetti, autentico signore del volontariato e della politica, muore Pietro Maroso, bandiera del Varese Calcio degli Anni Ruggenti, poi anche allenatore e dirigente. Un esempio di dedizione e di tenacia, un simbolo della nostra squadra alla quale era approdato avendo un’età in cui una carriera agonistica si avvia al declino e difficilmente trova nuovi e ben più grandi fulgori. Per lui non fu così.
Peo ha amato la squadra e la città, quando il Varese lo prelevò dall’Ivrea fu incredibilmente felice dell’approdo tra i professionisti e diede l’anima per dimostrare che il suo amore per il calcio era supportato da qualità atletiche e tecniche che lo rendevano degno anche del ricordo del Fratello, egli pure terzino sinistro, perito nella tragedia del leggendario Torino, a Superga nel 1949.
Quando Virgilio morì Peo aveva quindici anni, nel Torino fu tra i giovani migliori, un eccellente futuro calcistico gli si spalancava davanti quando i medici del sodalizio granata presero una topica mostruosa: il suo cuore non gli avrebbe permesso più di giocare.
Con un magone infinito Peo lasciò un ambiente che adorava e umilmente andò a lavorare in fabbrica, alla Fiat. Passava il tempo, Peo si sentiva e stava bene, passò alla carica con visite specialistiche e seppe dell’errore dei medici.
Il ritorno al calcio avvenne con l’Ivrea da dove lo prelevò il Varese a metà degli anni 60. E fu grande rivincita. Potente, generoso, ma mai scorretto fu difensore di grande utilità e capacità anche in serie A, e leader e appunto stimolo, di una squadra che avrebbe disputato storici campionati. In seguito fu anche allenatore vincente e, nel tempo, si mise a disposizione della società.
In fondo all’anima c’era sempre un pizzico di sentimenti granata, dei quali parlava solo con gli amici, ma Peo è stato una persona leale, generosa, splendida. Che poteva avere due amori senza tradirli. E stato un calciatore di razza che Varese oggi saluta con profonda malinconia.
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