A Cassinetta si lavora per realizzare il “sogno Dakar”
Martino Bianchi, responsabile del reparto corse Husqvarna, racconta l'avvicinamento al prestigioso raid motoristico. La moto varesina ha appena vinto il Rally dei Faraoni
Cagiva e Husqvarna sono marchi che ormai da qualche tempo non hanno più vincoli di parentela: l’elefantino è rimasto sotto l’egida del gruppo MV Agusta, la casa della "grande H" è passata nella grande famiglia Bmw. L’una sta alla Schiranna, l’altra a Cassinetta ma la naturale evoluzione delle vicende commerciali non può tagliare certi fili rossi tessuti in tanti anni di storia sportiva.
Ecco quindi che il recente successo di Husqvarna al Rally dei Faraoni ha riportato alla mente degli appassionati varesini (e italiani) le vittorie colte da Cagiva negli anni Novanta nella più famosa e difficile competizione in terra africana, la allora Parigi-Dakar che da qualche anno ha trasferito la sua carovana in Sudamerica senza perdere il ruolo di gara più importante a livello di raid.
E proprio alla Dakar (si gareggerà tra il 5 e il 20 gennaio) rivolge le sue speranze il Team Husqvarna che nei prossimi giorni punterà a conquistare anche il Rally del Marocco per preparare al meglio la spedizione in America Latina. Lo conferma Martino Bianchi (al centro nella foto in alto), il responsabile della gestione sportiva della casa di Cassinetta, in partenza per il Maghreb dove seguirà da vicino le tre moto preparate dal team tedesco Speedbrain che affianca Husqvarna nell’avventura dei raid.
«La vittoria nel "Faraoni" è stata una primizia assoluta per la nostra marca: avevamo già conquistato alcuni rally in Europa ma le corse africane sono un’altra cosa – spiega Bianchi – L’appuntamento egiziano è secondo solo alla Dakar, quello che stiamo per affrontare in Marocco è altrettanto importante perché è quello più prossimo alla trasferta sudamericana. Per questo cercheremo di fare bene e testare al meglio le moto».
In Marocco tutti e tre i piloti Husqvarna saranno dotati delle TE 449 RR in versione Dakar, la moto che al "Faraoni" era in dotazione al solo Joan Barreda (foto a lato) che ha vinto il raid all’ombra delle piramidi. «Ora le avranno anche Paulo Goncalves e l’australiano Mathew Fish: le loro prove saranno fondamentali per verificare l’affidabilità dei mezzi». Bianchi rivela anche su quali parti della moto sono intervenuti i tecnici per preparare al meglio le TE 449 RR a dune e piste desertiche. «Abbiamo lavorato sulla ciclistica, cercato di ottimizzare al meglio il posizionamento delle masse ma anche aggiunto qualche cavallo al motore. Inoltre abbiamo fatto anche qualche ritocco di aerodinamica: dal cupolino a parti che si vedono meno, come i convogliatori. La moto definitiva sarà presentata al salone di Milano il 13 novembre e quindi a Cassinetta, a inizio dicembre».
L’operazione Dakar di fatto è già iniziata anche se manca ancora una importante novità a livello di piloti: «È vero – prosegue Bianchi – perché a Barreda, Goncalves e Fish aggiungeremo un quarto uomo di alto livello, il cui nome però è ancora top secret. Joan dovrebbe essere la prima punta, anche in virtù dei risultati raggiunti, ma Paulo e questo nuovo acquisto potranno giocare carte importanti. Mathew invece sarà il classico "portatore d’acqua", un gregario di lusso che dovrà farsi trovare pronto in caso di bisogno».
Alla Dakar l’avversaria da battere sarà la KTM che domina la corsa dal 2001 (qui l’albo d’oro tra le moto): «Lo squadrone austriaco è senza dubbio il maggior rivale e il favorito, ma anche la Honda è tornata ad allestire un gruppo importante con una moto nuova da cima a fondo. Io credo che l’obiettivo di Husqvarna, per quest’anno, sia quello di salire sul podio: nel 2012 Barreda fu undicesimo e vinse una tappa. Ora cerchiamo di puntare più in alto nonostante la concorrenza elevata che, d’altro canto, è un bel segnale in un momento non semplice per il nostro settore».
A livello personale Bianchi ha già vissuto esperienze vincenti al mitico raid di inizio anno. La sua esperienza chiude il cerchio che abbiamo aperto all’inizio dell’articolo, visto che Martino lavorò nel team Cagiva che vinse nel 1994 con Edi Orioli (nella foto) in sella: «Fu una soddisfazione enorme, perché riuscimmo a battere la concorrenza dei colossi giapponesi con una moto tutta made in Italy e made in Varese. Io ero in Yamaha ai tempi del primo successo firmato da Edi e dalla Cagiva, poi lavorai con loro e fu stupendo. Come splendidi sono i ricordi che ho dell’Africa: allora la Dakar era una vera avventura da disputare in un paesaggio con un fascino incredibile. Non so se in Sudamerica sarà la stessa cosa: il mal d’Africa ti rimane appiccicato addosso».
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