Formigoni non molla: “Farò gesti forti”

Roberto Formigoni tiene duro e non accenna a volersi dimettere. Il presidente della regione Lombardia è oggi a Roma e sta incontrando il segretario del Pdl Alfano e il segretario federale della Lega Nord Roberto Maroni. L’incontro è stato aggiornato alle 15 e 30. La crisi in regione nasce dalla sconvolgente vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’assessore del Pdl Domenico Zambetti, arrestato perché avrebbe pagato 200mila euro a due esponenti della ‘ndrangheta per comprare 4mila voti. Zambetti è stato nominato in giunta da Formigoni. «Farò gesti molto netti, molto forti e chiari di discontinuità» ha dichiarato il governatore che però si tira fuori dalle critiche: «Io non ho fatto nessun errore. La mia Regione è l’unica che ha i conti in ordine».
Uscendo, dopo mezzogiorno, ha ribadito: «Confermo la mia intenzione di fare gesti forti e di discontinuità. Con Alfano e Maroni abbiamo cominciato a parlare, ci rivediamo alle 15.30 per proseguire il dialogo». La Lega Nord è indecisa, ma ha dato un ultimatum al governatore, o azzerare la giunta o dimettersi. «Chiederò ai responsabili del Carroccio se sono nella coalizione oppure no: percé se la Lega è nella coalizione parliamo insieme, se no, no».
Il presidente ha ritirato le deleghe agli assessori leghisti in Lombardia, il Carroccio ha deciso di non partecipare ai lavori delle Commissioni del Consiglio regionale in attesa del chiarimento con gli alleati, bloccando di fatto i lavori. Tuttavia Formigoni ha affermato che se cade la Lombardia cadranno anche Piemonte e Veneto. Perché? «Non è un ricatto o una ripicca – ha voluto sottolineare Formigoni -. Nel 2010 Lega e Pdl decisero di presentarsi in alleanza alle elezioni regionali designando due leghisti alla presidenza di Veneto e Piemonte e un pidiellino alla Regione Lombardia. Il patto è uno solo, se qualcuno lo rompe da una parte lo rompe dappertutto».