“Così cerchiamo vita intelligente extraterrestre”
Gli scienziati, astronomi e gli appassionati dell’osservatorio FOAM13 hanno messo a punto uno strumento di osservazione basato sulla tecnologia laser: “Ormai è solo una questione di tempo”. A breve la pubblicazione scientifica
«Abbiamo creato uno strumento per cercare nell’universo altre forme di vita intelligente ed evoluta». Roberto Crippa, presidente della fondazione FOAM13 che gestisce l’osservatorio di Tradate, e Giuseppe Savio laureato in fisica ed esperto in radiocomunicazioni, raccontano così lo strumento che hanno presentato la scorsa settimana al Congresso Mondiale di San Marino “Searching for live signatures”.
Si tratta di una ricerca che dura da oltre un anno che ha permesso agli esperti e appassionati della FOAM13 di costruire una sorta di “rilevatore di vita extraterrestre intelligente” che raggiunge un raggio di azione dieci volte superiore ai normali e tradizionali strumenti di radioastronomia.
«Normalmente fino ad oggi si sono potuti “ascoltare” segnali fino a 300 anni luce – racconta Savio -. Con questo strumento possiamo effettuare rilevazioni su stelle che distano anche 3mila anni luce. Un risultato notevole di cui dobbiamo ancora sperimentare fino in fondo la portata». Lo strumento, che viene collegato a un telescopio professionale dell’ossevatorio e gestito da una tecnologia software appositamente creata dai ricercatori, si basa sulla rilevazione di fotoni laser, tutto progetatto e realizzato alla FOAM13.
«Si tratta di un’idea nata nel 1961 ma non c’era mai stata la tecnologia per poterla applicare – prosegue Savio che sta preparando la pubblicazione della ricerca su un’importante rivista scientifica -. In poche parole si basa sul fatto che il laser non esiste in natura: se un’altra forma di vita, tecnologicamente pari o superiore alla nostra, avesse trovato il modo di inviare segnali laser, noi siamo in grado di rilevarlo. Questo avviene perché una volta collegato questo strumento a un telescopio, puntiamo tutto con precisione verso una stella, in base ai fotoni che entrano nello strumento siamo in grado di capire se sono presenti quelli basati su una tecnologia laser. Se questo avviene, siamo di fronte alla presenza di una forma di vita che ruota intorno a quella stella, naturalmente escludendo tutti i falsi positivi che abbiamo previsto, come il riflesso generato da un satellite artificiale».
Questa tecnologia potrebbe far sorridere i più scettici, ma «non siamo alla ricerca di UFO, stiamo parlando della ricerca SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), avviata dalla Nasa e da importanti Istituti e Osservatori Internazionale da molti anni che prende il nome di OSETI (SETI Ottico) – spiega il presidente Crippa -. Ci sarà un motivo se negli ultimi anni sono stati scoperti oltre mille pianeti nella galassia, e altrettanti sistemi solari. Fino a metà anni ’90 non sono mai stati osservati i pianeti. Inoltre ci sarà un motivo se la Nasa ha puntato la sonda Keplero in una certa direzione della galassia: proprio perché lì è più probabile che si possa essere formata una vita simile alla nostra. In fondo, Einstein stesso, interrogato sulla possibile vita nell’Universo, diceva che se fossimo soli, sarebbe solo un enorme spreco di spazio».
Tra progettazione e costruzione, hardware e softwere, gli scienziati, astronomi e appassionati dell’osservatorio FPOAM13, hanno impiegato quasi un anno mettere a punto tutto. Tra qualche settimana ci sarà la pubblicazione ufficiale sulle riviste scientifiche con i primi risultati. Il tutto è stato reso possibile in parte con il sostegno economico di Aermacchi e della FOAM13 stessa. «Ma servono altri fondi – conclude Crippa -. Non riusciamo a trovare sovvenzioni complete per un lavoro che è unico in Europa. Diventiamo operativi a singhiozzo perché alcuni componenti sono in prestito e non possiamo comprarli. Costruire questo strumento costa circa 20mila euro: per molti appassionati è anche un prezzo abbordabile. Sarebbe interessante creare una rete di osservatori con capo fila la FOAM13, che punti i proprio telescopi su stelle diverse, e poter così creare un vero network e un database per i risultati. Ci vorranno anni, ma non siamo lontani dalla tecnologia che ci può permettere di capire se davvero c’è qualcun altro oltre a noi. Ora è solo una questione di tempo».
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