Brugnoli: “Priorità alla crescita e non al consenso”

Il presidente dell'Unione industriali della Provincia di Varese commenta il richiamo alla politica di Confindustria: «Per dare un futuro all'Italia occorre agire subito»

Pubblichiamo l’intervento del presidente dell’Unione industriali della Provincia di Varese, Giovanni Brugnoli a commento del manifesto "Confindustria per l’Italia – Crescere si può, si deve". Per dare un futuro all’Italia, sottolinea Brugnoli, «occorre agire al più presto ed evitare le fasi di stallo».

Il manifesto di Confindustria si propone due obiettivi. Primo: un forte richiamo alla classe politica sulla necessità di intervenire con decisione e tempestività per arrestare il declino in corso. Secondo: fornire suggerimenti e proposte concrete. In altri termini: non solo appelli o lamentazioni, ma idee praticabili. Sulle quali, ovviamente, si può e si deve discutere per migliorarle, se possibile. Purché ci sia la volontà sincera di passare dalle analisi – che, del resto, sono di solito ampiamente condivise – ai fatti.
Trovo quindi molto pertinente il duplice richiamo a privilegiare non il consenso ma la crescita e a mettere l’impresa al centro, perché senza imprese non ci sarà crescita. Da qui la necessità di dare ossigeno alle aziende con il pagamento immediato dei 48 miliardi di debiti commerciali accumulati dal settore pubblico, il taglio del costo del lavoro, l’idea forte della settimana di lavoro in più ma defiscalizzato, la riduzione della pressione fiscale sui redditi più bassi, del costo dell’energia e, invece, l’aumento degli investimenti in infrastrutture.
Del tutto condivisibili anche gli strumenti suggeriti da Confindustria, come il riportare allo Stato le competenze costituzionali in materie di interesse nazionale, la semplificazione amministrativa, la riduzione del peso del fisco sulle attività economiche. Colpiscono poi le previsioni sugli effetti che le riforme suggerite avrebbero sull’economia: un tasso di crescita al 3% equivalente a +2.617 euro annui per abitante; l’espansione dell’occupazione di quasi 2 milioni di unità; il reddito delle famiglie che vivono di lavoro dipendente in crescita di quasi 4.000 euro annui. E, per contro, non un aumento del debito pubblico ma un decremento proprio grazie alla crescita economica.
Da rimarcare, infine, la circostanza che, molto pragmaticamente, il documento di Confindustria non si limita a prospettare interventi ma anche a proporre dove trovare le risorse necessarie: dalla razionalizzazione della spesa pubblica corrente alla dismissione di una parte del patrimonio pubblico, dall’armonizzazione degli oneri sociali e delle aliquote IVA ridotte in ottica UE, al riordino degli incentivi alle imprese.
L’urgenza di attuare una terapia d’urto è sotto gli occhi di tutti. I dati statistici sul ricorso alla cassa integrazione, che cresce anziché diminuire; sulle chiusure di aziende; sulle ristrutturazioni, con perdita di occupazione; sui fallimenti; sulla contrazione dei consumi, sono tutti indicatori, anche in un territorio ancora solido come il nostro, di un rischio forte di declino economico e sociale che non possiamo permetterci.
Per le imprese, c’è l’assoluta necessità di recuperare competitività e quote di mercato. Per le famiglie, ciò che più preoccupa sono certamente le difficoltà contingenti ma ancor più la mancanza di prospettiva occupazionale per i figli.
Occorre agire oggi, presto, per assicurare all’Italia un domani. Guai se, dopo le elezioni, dovesse riproporsi una fase di stallo in politica per effetto della quale venisse a mancare quella terapia d’urto richiamata da Confindustria. La politica del rigore che si è dovuta sopportare per quindici mesi non va abbandonata. Ma ora va accompagnata da altre misure in grado di imprimere uno shock per la ripresa del ciclo economico e per infondere nuova fiducia agli imprenditori. Che altro non attendono, pronti a ripartire con la consueta voglia di fare sempre dimostrata.

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Pubblicato il 24 Gennaio 2013
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