Brusa la gioebia anche a Vedano

Appuntamento giovedì 31 gennaio al Parco Spech, con tanto di "trippa da asporto"

L’Assessorato alle Identità Culturali e Tradizioni Locali del Comune di Vedano Olona invita cittadini e curiosi alla Festa della Giöbia che si terrà giovedì 31 gennaio, al Parco Spech.
Il programma: ore 19.00 – al Centro Sociale Spech di via dei Martiri – "Trippa da asporto", poi alle  ore 20.30 – Parco Spech – si brucia la Gioebia per esorcizzare le forze negative dell’inverno e propiziare l’avvento della primavera; a seguire Animazione, vin brulè, tè caldo e panettone a cura del Centro Oqupè Coop. “l’Aquilone” e del Centro Sociale Spech, frittelle a cura di A.M.E.V.O.

L’evento viene caricato di grandi significati dall’Assessore "alle Identità Culturali e Tradizioni Locali" Leopoldo Macchi:«La cultura di un popolo si rispecchia e relaziona con le proprie identità culturali e le tradizioni locali. Nel nostro caso la Giöbia (o Giübiana in Brianza), tradizione dell’Insubria (area geografica che si delinea tra le terre del lago di Como e quelle del lago Maggiore e tra il Canton Ticino e il nord di Milano), vede la sua origine in un grande falò allestito la notte dell’ultimo giovedì di gennaio ove viene bruciata la “vecchia”. Giöbia, con le sue diverse leggende ed interpretazioni, viene collegata a Giove e quindi al giovedì. Il nome deriverebbe dal dio “Jupiter-Jovis”, da cui l’aggettivo Giovia e quindi Giöbia per indicare le feste contadine di inizio anno in coincidenza delle Ferie Sementive o Sementine, per propiziare le forze della natura che secondo la credenza popolare condizionano l’andamento dei raccolti. È riconducibile inoltre ad antichi riti celti di devozione al culto della dea Giunone (da qui il nome Joviana) e da sempre appunto ricorre l’ultimo giovedì del mese di gennaio. Si ritiene che da noi la località Giubiano in Varese derivi da Giöbia. I falò venivano in prevalenza accesi sulle colline facilmente visibili (infatti Giubiano sorge su una collina). Si svolgeva l’ultimo giovedì del mese di gennaio per permettere poi ai nostri bisnonni di migrare per necessità economiche in cerca di fortuna, adeguandosi a vari lavori, in località più o meno lontane e anche in paesi stranieri. Nelle ristrettezze dell’epoca ogni occasione era un pretesto per festeggiare, ecco che il dolce tipico della Giöbia a forma di cuore è fatto da modesti ingredienti (farina, zucchero, uova) e l’usanza vuole che gli uomini lo offrano alle donne. Il fuoco era un elemento prezioso, quindi non si poteva sprecare la legna e il calore. La mega catasta di legna, o pira, veniva perciò fatta con tutti gli sfalci derivanti dalla bonifica di rovi ed infestanti del sottobosco e dalla manutenzione dei boschi, trovando così una collocazione di smaltimento del materiale ingombrante e pericoloso. La Giöbia è festa “calda” d’inverno, momento di aggregazione, saluto alle giornate che si allungano verso la primavera, auspicio propiziatorio, etc. etc. ma soprattutto una coerenza alla nostra cultura e tradizione locale. Nel contesto della festa è usanza che la popolazione compili dei bigliettini dei desideri, auspici, segreti, richieste particolari, da bruciare e quindi propiziare nel falò che voleranno in cielo sotto forma di “ firàpul “ (faville). Concludendo: dove vogliamo andare, se non sappiamo da dove veniamo?»

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Pubblicato il 22 Gennaio 2013
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