Scola inaugura il “centro sociale” dei giovani cattolici
L'arcivescovo di Milano ha inaugurato e benedetto il centro giovanile, modello di un nuovo approccio della chiesa nei confronti dei giovani. Nel suo discorso ha parlato di libertà e di social media
L’arrivo del cardinale Angelo Scola al centro giovanile Stoà di Busto Arsizio è stato salutato da circa 200 giovani. E’ proprio per loro, infatti, l’arcivescovo di Milano è arrivato in città per inaugurare il centro giovanile che si propone come modello per altri centri che dovranno sorgere in tutta la Lombardia. Quello di Busto Arsizio, infatti, è stato in questo anno un vero e proprio laboratorio affidato a don Alberto Lolli e ai ragazzi degli oratori cittadini che si sono messi in prima linea per far nascere una nuova realtà giovanile di ispirazione profondamente cattolica ma aperta alla città e capace, in diverse occasioni, di dialogare con altre realtà organizzando diversi appuntamenti anche di rilievo: «Le porte di questo centro devono essere aperte a tutti – ha raccomandato – anche a chi dice di non avere una fede». Il centro Stoà, infatti, vuole proporsi come qualcosa che sta tra l’oratorio e la vita adulta, una sorta di accompagnamento a quello che viene dopo. Uno spazio innovativo che vuole uscire dai soliti schemi che hanno contraddistinto il rapporto tra giovani e Chiesa.
Per questo l’arcivescovo ha sottolineato, durante l’incontro con i ragazzi a fatica contenuti all’interno del cortile della struttura, e ha parlato di «io che si fa noi – ha detto Scola – esattamente quello che fa la chiesa e quello che ha fatto Gesù quando si è attorniato di amici». Scola ha risposto alle domande poste dai giovani parlando di libertà di scelta, di capacità di accogliere gli altri anche se la pensano in modo diverso:«Tenete conto che oggi la libertà e intesa come pura libertà di scelta senza saper distinguere tra bene e male». Ha poi toccato il tema dei social media: «Oggi l’80% dei ragazzi tra i 19 e i 30 anni li utilizza per comunicare e per informarsi – ha detto – il modo con cui i giovani usano la rete per esprimersi è un segno di libertà. Gli stessi giovani dimostrano di saper valutare criticamente le notizie veicolate dalla rete. Compito dell’informazione è cercare il vero oltre il verosimile» , parole utilizzate anche in un dibattito a La7 con il direttore Mentana.
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