“Seprio Servizi, gravi irregolarità nella cessione di Frera e Truffini”

Delibera di 51 pagine in Comune da parte della Corte dei Conti sull’operazione del 2010: “Uso improprio della società per elidere i vincoli di finanza pubblica”

L’operazione della compravendita della biblioteca Frera e di Villa Truffini servì a eludere i vincoli di finanza pubblica e il Comune ora deve rimediare. È in estrema sintesi il contenuto della delibera di 51 pagine che la Corte dei Conti ha fatto pervenire in municipio nella giornata di mercoledì. I fatti contestati  riguardano soprattutto il 2010, quando l’amministrazione guidata da Stefano Candiani mise in piedi l’operazione di compravendita per cedere la Biblioteca Frera e Villa Truffini alla società partecipata Seprio Servizi, per un valore di circa 6 milioni di euro. Questa operazione consentì al Comune di rispettare i vincoli imposti dal patto di stabilità, ma generò anche una serie di polemiche che portarono alle proteste della minoranza e a un rimpasto della Giunta.

La Corte dei Conti cominciò a indagare, chiedendo molte integrazioni di documenti, alcuni dei quali, come scritto nella relazione, non sono mai giunti dalla Seprio.

 

Tutto il testo della delibera della Corte dei Conti

 

Nelle ultime ore è quindi arrivata in comune la delibera che articola e accerta diverse irregolarità: «Violazione del patto di stabilità nel 2010; uso improprio della strumento societario (Seprio, ndr) per eludere i vincoli di finanza pubblica, di spesa per il personale, di affidamento di consulenze; irregolare gestione finanziaria dei flussi finanziari diretti e indiretti del Comune verso la società partecipata; mancato raggiungimento dell’equilibrio finanziario dell’ente».

Nel mirino della spiegazione della Corte c’è proprio l’attività di compravendita di Frera e Truffini. Operazione con cui la Seprio ha contratto i mutui per pagare il Comune, soldi con cui l’amministrazione ha estinto i mutui pregressi.

 

Sulla comprevendita la Corte dei Conti individua quindi «cinque profili di gravi irregolarità». Per prima «l’estinzione anticipata dei mutui ha gravato il comune di costi per 450mila euro a titolo di penale». In secondo luogo «non viene preservato il vincolo pubblicistico di destinazione dei beni immobili in favore della collettività tradatese» perché «emerge un’intrinseca contradditorietà tra l’intendo di cedere i beni con vincolo di utilizzo per la collettività e l’iscrizione di ipoteca sugli stessi beni a garanzia del mutuo fondiario concesso dall’istituto di credito». Terzo punto è il fatto che «Il comune di Tradate non ha evidenziato le ragioni della cessione dei beni in favore della società in termini di redditività della gestione» e che quindi «l’operazione appare solo strumentale a “valorizzare” il bene ceduto alla società che contabilizza il proprio patrimonio secondo le regole della contabilità economica, eludendo il regime di contabilità finanziaria». Il quarto punto riguarda i «considerevoli costi» sostenuti dalla Seprio per coprire economicamente l’istruttoria bancaria. L’ultimo punto definisce che «il trasferimento dei beni immobili integra una manovra finanziaria volta ad eludere vincoli di finanza pubblica posti dal patto di stabilità interno».

 

Ora l’amministrazione comunale si trova a dover trovare il modo di fare i conti con quanto segnalato dalla Corte dei Conti. Nel dettaglio, il Comune di Tradate ha tempo sessanta giorni per «assumere provvedimenti idonei a rimuovere le irregolarità e a ripristinare gli equilibri di bilancio». Per ora dal Comune non sono giunti commenti. Il sindaco Laura Cavalotti, anche responsabile del bilancio, ha solo dichiarato che sta studiando il documento della Corte dei Conti. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Febbraio 2013
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