Dalla regione una commissione antimafia per Expo

Primo intervento del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni nell'Aula consiliare

roberto maroni"Proporrò al Consiglio regionale lombardo di istituire una Commissione antimafia speculare a quella che c’è nel Parlamento italiano. In vista dell’Expo del 2015 e dell’investimento di tantissime risorse tutte le istituzioni devono essere coinvolte. Per questa ragione ritengo utile che il Consiglio lombardo costituisca una Commissione, che aiuti l’azione della Giunta nel controllo sull’Expo del 2015 e non solo". Primo intervento del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni nell’Aula consiliare ispirato alla concretezza delle tre proposte avanzate: la nascita di una Commissione antimafia, la costituzione del Comitato previsto dalla Legge di controllo degli appalti pubblici e, a breve termine, l’adesione ad ‘Avviso pubblico’, l’associazione nata nel 1996 con l’intento di creare una rete tra gli amministratori pubblici che
concretamente si impegnano a promuovere la cultura della legalità. Occasione speciale, la celebrazione della ‘Giornata regionale dell’impegno contro le mafie e in ricordo delle
vittime’, istituita con una legge approvata dal Consiglio nel 2011.

IMPEGNO COMUNE CONTRO LA MAFIA – Il messaggio politico e istituzionale del presidente Maroni è chiaro e diretto: "Sulla lotta alla mafia non ci può essere divisione tra maggioranza e opposizione, così come sui temi del lavoro. La giornata di oggi è importante, perché testimonia l’impegno di tutti". Nell’Aula consiliare, accanto agli studenti delle scuole secondarie lombarde, siedono il presidente del Consiglio uscente Fabrizio Cecchetti, i consiglieri e tanti ospiti intervenuti nel dibattito odierno: tra loro, la presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro, il presidente dell’Osservatorio in materia di legalità Stefano Carugo, il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Francesco De Sanctis, il
cappellano dell’Istituto penale per i minorenni ‘C. Beccaria’ don Gino Rigoldi e il coordinatore nazionale di ‘Avviso pubblico’ Pierpaolo Romani. "La lotta alla criminalità organizzata non può essere lasciata solo alle Forze dell’ordine – ha detto Maroni -. È una questione che ci riguarda tutti".

IL RICORDO DI ANTONIO MANGANELLI – In apertura degli 11 minuti di intervento pubblico Maroni ha ricordato il capo della Polizia Antonio Manganelli, scomparso ieri a Roma. "È stato una bandiera nella lotta a tutte le mafie. Con lui ho condiviso l’esperienza
di ministro dell’Interno per 3 anni e mezzo. È stato un punto di vista straordinario nel contrasto alla piccola e alla grande criminalità ed è riuscito a fare cose straordinarie con la
cattura dei boss latitanti e l’aggressione ai patrimoni illeciti". Il riferimento è al lavoro svolto dal 2008 al 2011 alla guida del Viminale: dei 30 mafiosi latitanti, tra cui il boss che rapì il giovanissimo Giuseppe Di Matteo e lo sciolse nell’acido nitrico, "ben 28 furono catturati e arrestati".
Accanto a quest’azione Maroni ha ricordato l’impegno condotto assieme a Manganelli nella confisca dei patrimoni mafiosi: "È importante catturare i mafiosi, ma la cosa che dà più fastidio a loro è portar via il frutto dell’attività illecita". Al sequestro delle aziende mafiose, tuttavia, deve tuttavia seguire la loro rinascita nel segno della legalità: "Per questa ragione
abbiamo costituito l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata".

LA LEGGE REGIONALE LOMBARDA DEL 2011 – In Lombardia, terra ricca di attività produttive e che attrae grossi investimenti, occorre il massimo impegno di tutte le istituzioni, "ciascuno per il suo compito. La Regione Lombardia non può svolgere attività investigativa, che spetta alle Forze dell’Ordine, ma può fare tanto". Il riferimento normativo citato da Maroni è la Legge regionale del 2011, riservata agli interventi per la prevenzione e il contrasto alla criminalità. Nella legge è indicato l’obiettivo prioritario della garanzia della legalità e della trasparenza nei contratti e negli appalti pubblici: occorre salvaguardare "i soldi pubblici" così come le aziende sane "che, non potendo più competere, sono messe fuori mercato".

IL MODELLO DELLA STAZIONE APPALTANTE – Parlando di appalti pubblici il riferimento è anzitutto ai sindaci: "Dobbiamo aiutarli – ha detto Maroni -, mettendoci al loro fianco. Uno degli strumenti che ha avuto un certo successo e che va esteso è stata la stazione appaltante". È la possibilità data ai primi cittadini di "usufruire di una stazione unica", "in grado di sgravarli da ogni rischio". Questa esperienza positiva andrebbe estesa a tutta Italia, "coinvolgendo anche l’Anci", l’Associazione nazionale dei Comuni italiani.

IL RECUPERO SOCIALE DEI BENI CONFISCATI – Altro punto fondamentale della strategia regionale, già indicata nella Legge del 2011, è il recupero dei beni confiscati. "L’uso sociale è un segnale straordinario – ricorda Maroni -. Quella casa in cui si svolgevano le riunioni dei mafiosi può diventare un centro culturale e un luogo destinato ai giovani affidato agli amministratori. Questa è la via che intendo continuare a seguire in Lombardia, avendo iniziato a farlo da ministro dell’Interno".

L’UTILIZZO DEL FONDO ANTIUSURA – Ultimo anello dell’azione lombarda contro la criminalità illustrata dal presidente è l’impiego del Fondo regionale di prevenzione del fenomeno dell’usura e di solidarietà alle vittime, previsto dalle normativa del 2011. "L’usura – ricorda Maroni – spesso è il canale che la criminalità organizzata usa per attirare nel
proprio circuito aziende sane. Dobbiamo contrastare questo fenomeno, il primo passo che spesso porta l’azienda alla chiusura e al fallimento". Le iniziative concrete messe in atto dalla Regione Lombardia non possono prescindere dalla diffusione della cultura della legalità: "Il rifiuto dell’illegalità è l’antidoto fondamentale alla criminalità".

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Pubblicato il 21 Marzo 2013
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